Dopo le polemiche incentrate sul caso Bologna l’associazione ambientalista interviene smontando le 5 bufale più diffuse
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Non è vero che andare a 30 km/h o a 50 km/h è la stessa cosa in termini di sicurezza stradale, che a 30 km/h si impiega più tempo a spostarsi e che si inquina di più.
Sono queste alcune delle principali fake news circolate dopo l’avvio a Bologna del modello Città 30, lo scorso 16 gennaio, che Legambiente torna oggi a difendere dopo gli attacchi arrivati via social nei giorni scorsi anche dal ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.
«Se il ministro Salvini intende proporre un decreto per limitare l’utilizzo degli autovelox per la zona 30 a Bologna, credo sia opportuno informarlo – osserva nel merito l’assessora comunale Valentina Orioli – che nella nostra città non ci sono autovelox sulle strade con limite ai 30km/h. Posto che, come dovrebbe essere noto al ministro, gli autovelox vengono sempre autorizzati dalle Prefetture. Detto questo, le zone con il limite dei 30km/h sono state definite dal Comune di Bologna secondo le norme vigenti e le indicazioni previste dallo stesso ministero di Salvini, che devo dire non ha mai fatto mancare un fattivo supporto».
Eppure per Salvini «il limite in tutto il Comune (e non solo nelle zone più a rischio) tradisce lo spirito della norma». Un tema che non riguarda ormai solo Bologna: un ddl su Città 30 è stato presentato in Parlamento a giugno 2023 per istituire il limite dei 30 km/h nei centri urbani, per città più a misura di persona e che oggi è abbinato al ddl Salvini che vuole riscrivere il codice della strada senza risolvere i problemi che lo stesso ministro denuncia.
«Le polemiche di questi giorni accompagnate anche da tante fake news – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sono del tutto sterili e lasciano il tempo che trovano, così come troviamo incomprensibile la posizione presa dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in merito al tema città 30. Sulle strade italiane si registra un morto ogni tre ore e un ferito ogni 2,5 minuti e il 50% delle vittime sono pedoni e ciclisti, un’emergenza da codice rosso su cui bisogna al più presto intervenire».
Il modello delle Città 30 è una rivoluzione importante, che mette al centro la riduzione della velocità, ma che deve essere accompagnata da adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione.
«Al ministro Matteo Salvini chiediamo di non fare campagna elettorale su un tema così importante e ricordiamo che diverse città europee hanno scelto di moderare la velocità registrando dati rilevanti a breve termine – snocciola Ciafani – A Londra dall’introduzione dei 20 km si sono abbassate del 25% le morti e del 63% gli investimenti di pedoni, mentre a Bruxelles dopo un anno dall’ingresso del provvedimento, nel gennaio 2021, sono diminuiti del 28% gli incidenti e del 50% i morti e feriti gravi. Per questo è importante che il modello città 30 trovi ampia diffusione; senza dimenticare che sarà fondamentale approvare il nuovo Codice della strada prevenendo la moderazione della velocità e stanziare maggiori risorse per il fondo nazionale per il trasporto pubblico locale per rendere la mobilità più efficiente e sicura e le città più vivibili».
Se questo è lo stato dell’arte, nel frattempo Legambiente risponde alle tante polemiche e fake news circolate sul limite dei 30km/h con uno speciale unfakenews “Città 30” per fare chiarezza e corretta informazione smontando, con dati e numeri alla mano, le cinque principali “bufale” che riportiamo di seguito.
Andare a 30 km/h o a 50 km/h è la stessa cosa in termini di sicurezza stradale? FALSO
A livello scientifico è stata stabilita come regola quella dei 30 km/h perché è un limite che, senza rallentare la circolazione, diminuisce drasticamente le percentuali di rischio di mortalità: a 30 km/h la mortalità è praticamente residuale e avviene soltanto in meno del 10% dei casi in cui l’impatto equivale a una caduta dal primo piano, mentre già a 50 km/h la collisione coincide con una caduta dal terzo piano e la probabilità di un Incidente mortale cresce oltre il 50%.
Inoltre, andando a 30 km/h si riesce ad avere una distanza di arresto di 13 metri, mentre a 50 km/h non sarà più possibile perché la distanza di arresto è più che doppia e si attesta intorno ai 28 metri. A 30 km/h l’angolo visuale del conducente raddoppia rispetto ai 50 km/h e quindi è molto più semplice che si abbia un controllo dei movimenti sulla strada e una capacità di intervento molto più ampia e meglio controllata.
A 30 km/h si impiega più tempo a spostarsi? FALSO
In realtà la velocità media di spostamento in ambito urbano è già oggi molto bassa e non supera mai i 30 km/h. In Europa si va dai 19 km/h di Londra e Berlino ai 26 km/h di Varsavia. In Italia, caratterizzata dal più elevato numero di auto pro-capite d’Europa, i centri urbani sono intasati e le medie di percorrenza sono tra le più basse e comunque ben al di sotto di 30 km/h.
A Bologna, in particolare, secondo TomTom traffic index, la velocità media nelle ore di punta (2023) si attestava già a 32 km/h, per un totale di 63 ore/anno passate nel traffico (+4,17 ore rispetto al 2022). Nel 2023 si andava più lenti che nel 2022. A dimostrazione del fatto che a Bologna non è il limite a 30 km/h a rallentare il traffico, ma il tasso di motorizzazione e l’insufficiente alternativa per trasformare il modal share, assorbendo domanda di mobilità.
Con la città 30, sostiene il Ministro Salvini, “i problemi (soprattutto per i lavoratori) rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale”. FALSO
Come per tutti, anche per i lavoratori, le strade sono pericolose, tanto che nel 2022 l’INAIL ha accertato 12.361 incidenti in itinere, di cui ben 9 mortali. Il Piano Nazionale Sicurezza Stradale del MIT sostiene che “dove ci possono essere impatti che coinvolgono veicoli e pedoni, la velocità dovrebbe essere limitata a 30 km/h”, lasciando il limite di 50 km/h alle strade a scorrimento veloce. Non esiste nessun documento governativo che accerti i “problemi” derivanti dalla limitazione della velocità in città.
A 30 km/h si inquina di più? FALSO
I motori benzina e diesel consumano di più e inquinano molto di più sotto sforzo, quindi in fase di accelerazione e decelerazione, oppure a velocità elevate (resistenza dell’aria). Molto dipende dai comportamenti di guida: “bruciare” i semafori per poi finire in un ingorgo di traffico, fa guadagnare solo qualche secondo. Ecco perché una velocità massima inferiore, specie nelle vie frequentate da pedoni e ciclisti, favorisce un flusso di traffico più uniforme, sicuro e un po’ meno inquinamento.
Per salvare vite basta inasprire pene per chi abusa di sostanze e alcool? FALSO
Se è statisticamente accertato che nel 55% dei casi mortali nelle città, teatro del 73% delle incidenti, le cause sono l’eccesso di velocità, la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti e la guida distratta è quindi conseguente stabilire che per ridurre questo rischio sia necessario un provvedimento generale che diminuisca il rischio di mortalità e che il più efficace e diffuso sia quello di abbassare il limite generale di velocità. Inoltre, se si vuol puntare sull’inasprimento delle pene come deterrente, sarebbe più efficace inasprire le pene minime e non quelle massime, meccanismo che, peraltro, ha dimostrato scarsa efficacia.
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22/1/24
greenreport.it