Circa 10 anni fa la rivoluzione tecnologica dell’automotive sembrava imminente. I primi prototipi di veicoli autonomi (le Google car) iniziavano a circolare sperimentalmente nelle strade della California, ma anche in quelle italiane (con il progetto Braive), e si pensava che da lì a pochi anni il nuovo standard avrebbe soppiantato il tradizionale modello di mobilità. Dieci anni più tardi quello scenario completamente disruptive non si è ancora manifestato. Le innovazioni tecnologiche si susseguono in continuazione ma quel totale cambiamento di paradigma viene di volta in volta spostato in avanti dalle società di consulenza. In un articolo pubblicato in questi giorni (“connetted revolution: the future of Us auto insurance”) la McKinsey lo colloca non prima del 2040. Solo a partire da quel decennio l’avvento dei robo taxi – mezzi senza conducente che nei mesi scorsi sono stati autorizzati in California salvo essere bloccati dopo i primi incidenti – diventerà così diffuso da soppiantare il modello tradizionale di proprietà personale di un veicolo, con la responsabilità civile che passerà dalle spalle degli attuali proprietari a quelle di chi fabbricherà i nuovi mezzi di trasporto o, comunque, di chi gestirà le flotte delle macchine senza conducente.
In attesa che la rivoluzione vada a compimento il mercato non rimarrà comunque immobile. Guida sempre più assistita dalla tecnologia, connettività e veicoli elettrici saranno – spiega McKinsey – i driver dell’innovazione e tra assicuratori e produttori di macchine si svilupperà una competizione sempre più accesa per accaparrarsi un mercato assicurativo auto che nel 2021 valeva in USA $260 miliardi. A fine decennio la torta – stima la società di consulenza – sarà cresciuta a $ 390 miliardi. Le case costruttrici dei veicoli sono interessante ad espandere il loro business in nuove aree. Dopotutto defIniscono gli standard di connessione dei veicoli, e sono nella condizione migliore per disintermediare le compagnie, offrendo nuovi prodotti e controllando in modo più stringente il ciclo delle riparazioni.
Al tempo stesso però, l’interconnessione offre anche agli assicuratori tradizionali nuove opportunità di servizi da proporre ai consumatori sempre più spesso con il modello del “pay per use”. Non è chiaro chi prevarrà. Il report si limita a stimare che entro la fine del decennio il mercato assicurativo tradizionale statunitense dovrebbe perdere circa il 10% dei premi perchè macchine, tecnologicamente più sicure, dovrebbero causare meno incidenti spingendo all’ingiù le tariffe assicurative. Lo spostamento verso linee commerciali di premi attualmente sottoscritti dai proprietari dei veicoli – è l’effetto delle nuove forme di mobilità, dal carsharing alle flotte aziendali – dovrebbe comportare ogni anno un ulteriore erosione di circa 5 miliardi di raccolta assicurativa tradizionale. Sul fronte opposto il mercato, a giudizio di McKinsey, è destinato a crescere di $100 miliardi, trainato da nuovi prodotti e servizi, nuovi modelli distributivi o di gestione dei sinistri. I costruttori automobilistici potrebbero, appunto, sottrarre alle compagnie tradizionali una parte del loro business .- è il modello verso cui, ad esempio, Tesla si è incamminata – oppure stringere partnership con gli assicuratori. O, anche, vendere al migliore offerente i dati generati da quei veicoli sempre più interconnessi.
Anche la tradizionale rete distributiva del mercato assicurativa è coinvolta da questi cambiamenti. Se le compagnie rimarranno il pivot nella gestione dei rischi nel sistema automotive del futuro, gli agenti avranno un ruolo importante da svolgere nell’orientare i clienti in un’offerta di prodotti/servizi sempre più complessa. Se viceversa le compagnie vedranno ridursi gli spazi operativi a vantaggio di nuovi soggetti, anche i loro modelli distributivi ne subiranno le ricadute.
Fin qui le stime della società di consulenza nelle cui valutazioni, comunque, continua a rimanere piuttosto defilato l’impatto che il cambiamento climatico sta avendo nell’ecosistema della mobilità. Nessuno, dieci anni fa, avrebbe scommesso sulla quota crescente dei veicoli elettrici nel mercato dell’automotive. Il trend, guidato dalle preferenze green di consumatori e regulator, è anche fonte di preoccupazione tra gli assicuratori. Thatcham Research, un centro di ricerca britannico delle compagnie automobilistici, ha recentemente stimato che riparare un veicolo elettrico costa circa un quarto in più rispetto ai veicoli tradizionali. È un aggravio di spesa imputato soprattutto alle batterie al litio, la componente più costosa e vulnerabile delle nuove macchine.
In più vi sono i danni diretti causati dalle catastrofi naturali. Gli automobilisti italiani in queste settimane stanno scoprendo a proprie spese, nel rinnovare le loro polizze, le conseguenze delle alluvioni e grandinate che si sono abbattute nelle regioni centrosettentrionali tra giugno e luglio scorsi. Il costo delle garanzie accessorie per ottenere la copertura per i cristalli o per i danni causati da eventi naturali è salito alle stelle. In molti casi è divenuto preponderante rispetto al prezzo della Rc auto vera e propria. E questo, nell’immediato, potrebbe causare nel mercato conseguenze più vistose rispetto a quelle in arrivo con le avveniristiche macchine a guida autonoma che, a dispetto degli algoritmi sempre più sofisticati che le guidano, finiscono sempre per investire qualcuno.
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2/11/23
INTERMEDIA CHANNEL (R.Sabbatini)
https://www.intermediachannel.it/2023/11/02/auto-a-guida-autonoma-la-rivoluzione-si-fa-attendere/