Nel caso in cui guidi un’auto intestata a un altro soggetto assicurati che tutto sia in ordine, altrimenti rischi una multa molto salata
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Ognuno di noi guida quasi ogni giorno l’auto, il mezzo di trasporto preferito da chi si sposta per ragioni di lavoro, di studio o esigenze di famiglia. C’è una cosa a cui è bene imparare però a fare attenzione quando si guida la macchina intestata a un altro soggetto.
Cosa dice il Codice della Strada
Anche se la pratica è decisamente molto diffusa, guidare l’auto intestata a un altro soggetto potrebbe far sorgere problemi non indifferenti. Nel Codice della Strada infatti c’è una norma emanata nel 2014, quasi 10 anni fa, che regolamenta proprio questa tematica: l’uso di un veicolo di proprietà di un altro soggetto.
In realtà, la legge non vieta questo comportamento: ogni possessore di un’auto può prestarla a un familiare o un convivente, però ci sono dei casi in cui mettersi alla guida del veicolo di un’altra persona potrebbe non essere proprio semplice e immediato. Per intenderci: nessuno vieta di chiedere ai propri genitori o fratelli e sorelle di usare la loro macchina, il problema però potrebbe sorgere solo nel caso in cui la persona che chiede l’auto in prestito non ha la stessa residenza dell’intestatario del veicolo, quindi se le due persone non vivono sotto lo stesso tetto. In questi casi il rischio di sanzione potrebbe essere grosso.
Cosa succede se guido una macchina non intestata a me?
Sottolineiamo una cosa importante, a scanso di equivoci: è possibile chiedere l’auto in prestito anche a un amico, non per forza a un parente convivente, ma la legge dice che lo stesso prestito (e quindi la guida di veicolo altrui) non deve durare per un periodo di oltre 30 giorni. Una volta superato il mese bisogna infatti comunicare alla Motorizzazione Civile il prestito: è un obbligo di legge, anche se molti lo ignorano. Nel caso in cui non ci si metta in regola con quanto previsto dal Codice, in caso di controlli da parte delle Forze dell’Ordine, è possibile prendere una multa costosa, che può partire da 705 e arrivare fino a 3.526 euro con il ritiro della carta di circolazione. È chiaro che le Forze dell’Ordine debbano effettivamente dimostrare che il veicolo contestato sia davvero guidato abitualmente e da più di 30 giorni dal soggetto che non vive con il titolare del mezzo stesso.
Il caso dell’auto aziendale
C’è un caso particolare a cui dobbiamo fare riferimento, ed è quello dell’auto aziendale. Si tratta infatti di un veicolo intestato appunto all’azienda e messo a disposizione dei suoi dipendenti. Anche in questo caso, è necessario che l’intestazione del veicolo venga modificata, se si supera il lasso di tempo di 30 giorni. Questo significa che sulla carta di circolazione e nell’archivio nazionale dei veicoli devono essere annotati i dati della persona a cui viene affidata l’auto aziendale. Chi non rispetta la legge rischia la multa.
La Polizia deve accertarsi comunque che l’auto sia abitualmente guidata da una persona differente dal proprietario. Quindi, se non si viene fermati più volte o fotografati dall’autovelox, sarà difficile essere “scoperti”: questo non significa che possiamo evitare di rispettare questo obbligo di legge.
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