Le automobili a guida autonoma entrano nel mercato negli anni ’10 del Nuovo Millennio. Ma la Storia delle smart car inizia addirittura negli anni ’20 del Novecento
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Dovendo indicare una data di nascita delle smart car, si sceglierebbe con ogni probabilità un giorno del 2014. Questo infatti è l’anno in cui vengono messe sul mercato le prime vetture a guida autonoma: delle navette che vennero sperimentate innanzitutto all’interno di zone pedonali, che raggiungevano la velocità massima di circa 20 chilometri l’ora.
Eppure la Storia della guida autonoma ha origini decisamente più lontane. Da una parte è sicuramente vero che le varie aziende dell’automotive iniziano a investire pesantemente in telecamere e sensoristica a partire dal 2009. Dall’altra i primi esemplari di tecnologie in grado di portare a esperimenti di guida in autonomia più o meno consistente, risalgono addirittura al secolo scorso.
Tra gli anni ’20 e gli anni ’50 del Novecento vengono presentati diversi prototipi di vetture in grado di muoversi senza avere bisogno della presenza fisica di un pilota a bordo. Gli esperimenti procedono tra gli anni ’80 e i ’90, con tanto di test sul campo. In tal senso ha fatto storia anche l’esperienza italiana del professor Broggi, sviluppatore di una smart car ante litteram, capace di viaggiare per migliaia di chilometri.
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I primi esempi di guida autonoma nella Storia
Credits istanbulphotos / Shutterstock
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Alcune antenate delle smart car in grado di guidare da sole possono essere trovate nei primi decenni del 1900. Più precisamente negli anni ’20, durante i quali vengono realizzate interessantissime iconografie a tema. Ma non solo.
Il primo esemplare di auto in movimento senza conducente è datato 1925: si tratta di una Chandler dotata di antenna radio ed equipaggiamenti Houdina Radio Control. Un mezzo soprannominato Linrrican Wonder, che venne radiocomandato per le strade di New York. Il tour avvenne tra la Fifth Avenue e Brodway, con un altro operatore che “inseguiva” il mezzo da controllare a bordo di un altro veicolo tradizionale.
Gli antenati delle vetture a guida autonoma, i sensori di movimento e il cruise control vengono presentati nella prima metà del Novecento
Un’altra data chiave nella Storia delle smart car è il 30 aprile 1939: il giorno in cui venne inaugurata l’Esposizione Universale di New York. Durante l’Expo infatti venne presentata Futurama: una città del futuro pensata da Norman Bel Geddes, in cui veicoli radio a guida autonoma venivano alimentati da un unico campo magnetico.
I primi sensori di sicurezza automatizzati risalgono invece agli anni ’50. Nel 1953 General Motors presenta un sistema in grado di controllare autonomamente acceleratore e freno di una vettura. Il sistema, realizzato con la collaborazione della RCA Labs, era anche in grado di rilevare la presenza e l’eventuale velocità di altri oggetti.
Sempre General Motors, nel 1958, presenta Firebird III: un modello di auto a guida autonoma che anticipava i cruise control più recenti. Firebird III era infatti in grado di procedere lungo una tratta stradale senza avere alcun bisogno di un pilota.
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Le smart car anni ’80 e anni ‘90
Credits GEORGE STAMATIS / Shutterstock
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Gli anni ’80 rappresentano un altro, importantissimo momento di svolta nella Storia delle smart car. Nel 1986 Mercedes-Benz propone quello che, a tutti gli effetti, può essere considerato il primo veicolo a guida effettivamente autonoma di sempre.
Il mezzo in questione è una specie di furgoncino di nome VaMors, che analizzava lo spazio circostante grazie a un complesso sistema di telecamere e sensori. Tutti i dati elaborati venivano poi girati a una centralina, che permetteva al veicolo di muoversi senza bisogno di pilota. VaMors non è mai andato oltre lo stadio di prototipo, ma la sua tecnologia è stata d’esempio per gli esperimenti e i modelli successivi.
Sono di Mercedes-Benz anche i celebri gemelli robot Vamp e Vita-2: due veicoli a guida autonoma che nel 1994 hanno percorso più di mille chilometri lungo le autostrade di Parigi. I mezzi hanno addirittura effettuato sorpassi e cambi di corsia, venendo monitorati da esseri umani chiamati a intervenire solo in caso di bisogno.
Negli anni ’90 anche l’Italia offre un contributo alla Storia delle automobili autonome. Protagonisti l’Università di Parma e, nello specifico, un professore di nome Alberto Broggi, che nel 1998 presentano alla comunità internazionale Argo. Una vettura che sfrutta la scocca e il motore di una Lancia Thema, integrati con un sistema di telecamere e computer in grado di analizzare le informazioni recepite.
Durante il periodo di sperimentazione, Argo ha viaggiato per le autostrade del nostro Paese percorrendo più di 2.000 chilometri. La (quasi) smart car italiana si è dimostrata totalmente autonoma per quasi il 95% del tempo di percorrenza.
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Le automobili a guida autonoma del Nuovo Millennio
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Gli anni 2000 sono quelli in cui le automobili a guida autonoma abbandonano definitivamente il ruolo di semplici prototipi, andando via via ad affacciarsi verso il mercato internazionale. Un primo contributo fondamentale in tal senso viene fornito dal governo americano, che a partire dal 2004 lancia i concorsi Demo.
Demo I, Demo II e Demo III sono andati in scena fino al 2007 e offrivano fondi a sostegno delle aziende e dei professionisti privati interessati a investire nella guida autonoma. Il concorso nasceva per supportare le forze militari statunitensi e non a caso si focalizzava su soluzioni in grado di risolvere i problemi di mobilità autonoma in situazioni dissestate.
Il primo mezzo di trasporto pubblico a guida autonoma è invece datato 2008: si chiama ParkShuttle e viene messo in movimento in Olanda. La stessa nazione, nello stesso anno, presenta anche un veicolo da cantiere intelligente, che monta il cosiddetto Komatsu Autonomous Haulage System.
Nel 2010 il sopracitato Alberto Broggi torna a far parlare di sé. Il professore, titolare della startup VisLab, costruisce una smart car che compie una vera e propria impresa: viaggiare in totale autonomia, dall’Italia alla Cina. Più precisamente dalla città di Parma alla città di Shanghai, per un totale di più di 13.000 chilometri.
Parallelamente il concetto di automobile intelligente inizia a entrare nella disponibilità del pubblico generalista internazionale. Questi sono gli anni delle tecnologie e dei dispositivi pensati appositamente per rendere smart un’auto tradizionale.
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