Data Act: una priorità per il mondo dell’aftermarket è la chiara regolamentazione dei dati connessi, che attualmente sono completamente in mano ai Costruttori. Per questo chiedono alla Commissione europea di legiferare al più presto
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Assicuratori, riparatori, produttori di pezzi ricambio e pneumatici, società di noleggio: tutto il mondo aftermarket chiede alla Commissione europea di porre fine ai ritardi nell’accesso ai dati dei veicoli.
La battaglia politica per l’accesso ai dati di bordo dei veicoli connessi si è intensificata dopo che 10 organi rappresentativi hanno scritto una lettera congiunta alla Commissione europea lamentando ritardi nella legislazione che garantirebbero un accesso aperto ai dati.
L’AFTERMARKET CHIEDE L’ACCESSO AI DATI
Una delle maggiori priorità per il mondo dell’Independent Aftermarket (IAM) è una chiara regolamentazione dei dati connessi, che attualmente sono in mano ai Costruttori, dando loro un vantaggio che si rifletterebbe a medio e lungo termine anche sulle reti di riparazione.
Da qui la formale protesta dei 10 rappresentanti del settore:
- ADPA – Automotive Data Publisher Association
- AIRC, Association Internationale des Réparateurs en Carrosserie
- CECRA – European Council for Motor Trades and Repairs, rappresenta 336,720 dealer e riparatori
- CLEPA – European Association of Automotive Suppliers, rappresenta 3000 compagnie
- EGEA – European Garage and test Equipment Association
- ETRMA – European Tyre & Rubber Manufacturers Association, produttori di pneumatici
- FIA – Fédération Internationale de l’Automobile (ne fa parte anche l’ACI – Automobile Club d’Italia)
- FIGIEFA – international federation of independent automotive aftermarket distributors
- INSURANCE EUROPE – European insurance and reinsurance federation
- LEASEUROPE – European Federation of Leasing Company Association
Le associazioni di categoria sostengono che l’accesso a tali dati è vitale per creare condizioni di parità tra gli operatori del mercato automobilistico e i produttori di veicoli, che attualmente controllano l’accesso ai dati di bordo.
Insistono inoltre sul fatto che è fondamentale che la Commissione europea garantisca che i conducenti abbiano il controllo dei loro dati.
MY CAR MY DATA
I concetti espressi nella lettera indirizzata a Ursula von der Leyen e Commissari europei, riprendono la campagna FIA (Fédération Internationale de l’Automobile) “My car my data” (“Mia l’auto, miei i dati”), sottolineando che il 91% dei consumatori ritiene di avere la proprietà dei dati generati dalla propria auto, ma l’85% afferma di non avere alcun controllo su di essi.
I dati dei veicoli non includono soltanto dati operativi (velocità, posizione, manutenzione, chilometraggio, livelli olio…) ma anche dati sul comportamento del conducente:
- stile di guida
- distanze percorse
- dettagli personali, come nome e recapiti
- dati finanziari condivisi con il sistema operativo del veicolo
LA PIATTAFORMA TELEMATICA S-OTP
L’Ufficio Europeo della FIA e le altre associazioni del settore chiedono, inoltre, alla Commissione di adottare la S-OTP – Secure On-board Telematics Platform (qui un paper che spiega nei dettagli di cosa si tratta).
Si tratta di una piattaforma che garantirebbe la libertà di scelta al consumatore, concorrenza effettiva e libertà di impresa, in un contesto sicuro e tecnologicamente neutrale. Inoltre, l’S-OTP garantirebbe una sicurezza informatica d’avanguardia e una corretta distribuzione delle responsabilità.
I RITARDI SULLA REGOLAMENTAZIONE
Nel 2022, i Commissari europei hanno promesso che ci sarebbe stata una normativa settoriale specifica per il settore automobilistico per integrare il Data Act a livello europeo, sulla base di un piano delineato alla fine del 2020 per creare un “nuovo quadro normativo per aprire l’accesso ai dati auto ai servizi di mobilità”, entro il 2021.
Siamo ora nel 2023 e la proposta è stata nuovamente rinviata, cosa che lascia la stragrande maggioranza del settore nel limbo, con ritardi sulle decisioni di investimento.
LA RISPOSTA DEI COSTRUTTORI
L’anno scorso, l’associaizone dei Costruttori ACEA (European Automobile Manufacturers’ Association), ha dichiarato di accogliere con favore l’obiettivo del Data Act di mettere i consumatori al centro del processo di condivisione dei dati, con i clienti che devono dare il permesso se i loro dati sono condivisi con terzi.
Ha inoltre accettato la proposta di consentire: “un accesso equo, ragionevole e non discriminatorio ai dati in tutti i settori dell’economia dei dati.”
Tuttavia, ACEA ha anche insistito sul fatto che gli utenti che sono aziende che fanno uso commerciale dei dati non dovrebbero avere il diritto di accedere a questi dati gratuitamente.
Ha anche affermato che gli utenti di dati di terze parti non dovrebbero essere in grado di utilizzare i dati di bordo ottenuti da un OEM per sviluppare un servizio correlato che compete con il prodotto, o con il relativo servizio, da cui i dati provengono. Un limite alla libera competizione? Acea ha inoltre proposto che il Data Act si applichi solo 36 mesi dopo la sua entrata in vigore, aggiungendo ulteriori ritardi per tutti i settori che vogliono utilizzare i dati.
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07/02/2023
fonte: FLEET Magazine