Il recupero di plastica, alluminio e gomma inizia dai propri prodotti e dentro la fabbrica stessa. Così si avvia l’economia circolare
L’espressione “economia circolare” rimanda a un concetto ormai piuttosto conosciuto. Se ne parla in campo energetico quando ci si riferisce all’opportunità di ricavare nuove risorse da rifiuti e scarti, ma è un principio che può essere riprodotto anche più in piccolo. Per esempio, nella lavorazione dei singoli materiali.
Le ragioni sono varie ma piuttosto chiare: le risorse non sono inesauribili e molte di queste creano inquinamento, come il petrolio e l’attività mineraria. In un periodo in cui il mantra dell’industria è “lotta alle emissioni”, accorciare la filiera produttiva e risparmiare materie prime è più che mai importante. Ecco come si fa.
Produrre di meno, sfruttare di più
Tutti i grandi costruttori, chi più chi meno, ci stanno lavorando, ma qualcuno lo fa con particolare convinzione, Renault su tutti, sia come Gruppo sia come singolo brand. La Losanga ha infatti impostato il suo intero piano strategico sull’idea di “creazione di valore nel tempo”, che in parole povere significa far durare di più i prodotti.
Questo significa prolungarne la “carriera utile” aggiornandoli (anche nella meccanica, elettrificando quelli più vecchi con soluzioni retrofit) e passare da un modello di business basato sulla spinta verso elevati volumi di produzione a uno basato invece sui servizi a lungo termine. Di qui, l’operazione “Re-factory” che la Casa ha avviato iniziando dalle sue stesse strutture e dai macchinari.
Mercedes, il ciclo chiuso della plastica ricavata da pneumatici
Fare le auto con le auto
L’ultimo passaggio, o il primo a seconda dei punti di vista, è programmare il recupero e il riciclaggio degli stessi componenti dei propri veicoli, facendo di essi stessi una risorsa rinnovabile nel tempo. In questo modo, le Case si impegnano a seguire davvero tutto il ciclo vita delle vetture, curandone anche lo smaltimento quando queste sono davvero “esaurite” e riducendo grazie a questo il bisogno di materie prime nuove.
Mercedes, ad esempio, ha avviato un programma con i partner di Basf, azienda petrolchimica nota al grande pubblico per le audiocassette e i floppy disk, ma oggi impegnata sul fronte dei materiali sostenibili. Alla base, processi di riciclaggio delle plastiche che generano nuovi materiali già utilizzati sulle nuove elettriche come la EQE, per componenti come le maniglie delle portiere.
Mercedes, materiali riciclati e “green” per le auto di lusso
In particolare, la ricerca punta a sostituire le risorse fossili grezze con olio di pirolisi ricavato in parte da pneumatici di scarto forniti dalla stessa Mercedes-Benz. A farlo è un’azienda partner di nome Pyrum Innovations, che fornisce il materiale grezzo a Basf. Questa lo lavora con biometano creando una plastica di qualità con un processo certificato a basse emissioni.
In questo modo si possono riciclare chimicamente diverse centinaia di tonnellate di pneumatici di scarto ogni anno e ottenere plastica nuova riducendo la domanda di petrolio e derivati. Mercedes punta così a dissociare sempre più il consumo di risorse dalla crescita della produzione e aumentare la percentuale di materiali riciclati nel suo parco auto a una media del 40% entro il 2030.
Dal processo meccanico a quello chimico
Audi ha avviato un processo simile per il riciclo delle plastiche, con tecniche differenziate a seconda del tipo di materiale di partenza. Di norma paraurti, calandre e altre parti dell’abitacolo e del sistema di climatizzazione delle vetture rottamate vengono frantumati meccanicamente e separati dagli altri materiali per poi essere trasformati in granuli riutilizzabili.
Al processo meccanico si è però nel tempo affiancato il riciclaggio chimico, più adatto a ottenere nuovo materiale di qualità e resistenza maggiore, che come nel caso dei pneumatici Mercedes, prevede il trattamento e la trasformazione dei rifiuti in olio di pirolisi. Questo è considerato un surrogato “bio” del petrolio greggio che garantisce le stesse caratteristiche dei componenti originali ma accorcia la filiera produttiva tagliando parecchia CO2.
Audi, il riciclo della plastica
Non è tutto: lo stesso processo può essere applicato a parte degli imballaggi che proteggono i componenti nel trasporto dalla produzione all’assemblaggio. Sono in gran parte fatti di plastica, gomma, polistirolo e nylon e già da anni sono al centro di fitti programmi per l’eliminazione dei rifiuti nei processi di fabbricazione. Solo che oggi, anziché smaltiti o inceneriti, sono avviati anch’essi al recupero.
Il “ciclo corto” dell’alluminio
La stessa Audi, così come Jaguar, ha inoltre avviato un processo di recupero e riciclaggio di un’altra materia prima importante come l’alluminio. In questo caso, ciò accade direttamente nei reparti lastroferratura, dove i residui di stampaggio e i componenti scartati vengono riavviati immediatamente alla fonderia per essere reimmessi nel ciclo produttivo letteralmente a “km 0”. Attualmente, le scocche della Jaguar i-Pace nascono così.
nov/22
fonte: Motor1.com
https://it.motor1.com/news/619567/auto-riciclaggio-materiali-ciclo-chiuso/