La produzione manifatturiera britannica nel settore delle automobili sta attraversando grossi problemi. Analizzando il momento generale si registra un calo del 20% nella prima metà di quest’anno, mentre tenendo in considerazione solo il mese di giugno, dai dati pubblicati dalla Society of Motor Manufacturers and Traders (Smmt), il rallentamento è pari al 15,2%.
Sono state solo 666.521 le auto prodotte, con un calo, rispetto al 2018, di 168.052 unità. La causa principale è la diminuzione della domanda nei mercati chiave, ma anche l’incertezza della Brexit, prima rimandata e ora prevista per ottobre, ha avuto il suo peso. In relazione proprio a quest’ultima problematica, la Smmt ha anche rivelato quale è stato il costo per l’industria per prepararsi ad un sempre più probabile “no deal”, ovvero un’uscita dall’Unione europea tramite una “Hard Brexit”: il settore ha bruciato almeno 330 milioni di euro in piani di emergenza. La maggior parte dei principali produttori britannici ha speso ingenti capitali per accumulare materiali e componenti, investendo in nuove soluzioni logistiche, assicurazioni aggiuntive nel timore di nuove procedure doganali.
“Le cifre di oggi sono il risultato dell’instabilità globale, aggravata dalla paura continua del “no deal“. Questa paura sta causando lo stallo degli investimenti, con centinaia di milioni di sterline deviati verso la mitigazione della Brexit. Denaro che sarebbe meglio speso per affrontare le sfide tecnologiche e ambientali. Le fondamenta del settore sono comunque forti. Siamo pronti a lavorare con il nuovo governo di Boris Johnson a una nuova strategia industriale. Abbiamo bisogno di un ambiente imprenditoriale competitivo a livello internazionale per incoraggiare più investimenti, più innovazione e più crescita”, il commento di Mike Hawes, ceo della Society of Motor Manufacturers and Traders.