Fonte: https://www.wired.it/gadget/motori/2019/07/10/auto-benzina-consumi/?refresh_ce=
La Shell Eco Marathon mette a confronto prototipi di vetture nate nelle scuole superiori o nelle università ad alto tasso di risparmio e sostenibilità. Ecco i vincitori dell’edizione 2019.
Per vincere la Shell Eco Marathon non serve avere il veicolo più veloce e nemmeno quello più potente. In questa competizione studentesca arrivata in Europa alla 35esima edizione vince chi percorrere 11 giri di pista (poco più di 15 km) in massimo 39 minuti consumando il meno possibile.
Shell, impegnata da anni nella ricerca di nuove energie sostenibili, ha stabilito che le scuole superiori e le università possono partecipare con due tipologie di veicoli: il prototipo, simbolo della massima efficienza tecnologica, oppure l’urban concept a simulare l’auto cittadina. Le motorizzazioni possono essere a combustione interna (con motore alimentato a benzina, diesel, etanolo o ibrido), a batteria elettrica e infine a idrogeno.
All’edizione 2019 della Shell Eco Marathon, che si è conclusa lo scorso 5 luglio presso il circuito del Mercedes Benz World di Londra, hanno partecipato 140 team da 28 Stati europei, per un totale di 1.500 addetti tra ingegneri, studenti e professori. Dopo aver passato gli ultimi 12 mesi a progettare i loro veicoli ad alta efficienza energetica, gli studenti si sono sfidati per viaggiare il più lontano possibile sull’equivalente di un litro di carburante o di 1 kWh di elettricità.
I vincitori
Nella categoria urban concept a combustione interna ha vinto il team danese Dtu Roadrunners della Technical University of Denmark con un consumo di carburante di 429,4 chilometri al litro, cioè poco più di 36 millilitri per percorrere i 15 chilometri e 620 metri del circuito.
L’olandese Green Team Twente della University of Twente ha vinto la categoria dell’idrogeno con una distanza di 242,5 chilometri ogni metro cubo. Mentre il podio per l’alimentazione a batteria è andato al team francese Tim Ups Insa dell’Insa de Toulouse University, con una distanza record di 234,3 km/kWh.
Risultati ancora più incredibili arrivano dalla categoria prototipi, dove il team francese Microjoule-La Joliverie del Lycee Saint-Joseph La Joliverie ha ottenuto l’incredibile distanza di 2.735 chilometri con un litro di benzina. In pratica è come andare da Milano a Reggio Calabria e ritorno con un euro e mezzo.
Il team tedesco ThaiRe-H2-Racing dell’University of Applied Sciences Stralsund ha vinto la categoria idrogeno con una distanza di 1.082,8 chilometri ogni metro cubo, mentre sul fronte dell’energia elettrica il team spagnolo Eco-Dimoni della Ies Cotes Baixes High School è salito sul gradino più altro del podio con una distanza di 888,8 km/kWh.
Il miglior risultato italiano arriva invece dal team H2politO – molecole da corsa del Politecnico di Torino con un secondo posto nella categoria prototipi a idrogeno. Salgono sull’ultimo gradino del podio grazie al loro prototipo elettrico (771,01 km/kWh) anche gli studenti del Team Zero C dell’Itis Leonardo Da Vinci di Carpi, la prima squadra italiana a partecipare alla Shell Eco Marathon già dal 1994.
Si è fermato, invece, al 28esimo posto il prototipo a benzina (356 km/l) Potentia dell’Unibas Racing Team dell’Università degli Studi della Basilicata.
Nella categoria urban concep a benzina, spicca la quarta posizione con 263,70 chilometri al litro del team Faenza Iti Racing, della Itip L. Bucci che stacca di sei posizioni l’ibrido Vulcan Fury (66,95 km/l) progettato dagli ingegneri dell’Eco-HybridKatane dell’Università degli Studi di Catania: l’università che con il budget più ridotto è riuscita a raccogliere il maggior numero di dipartimenti, grazie soprattutto alla volontà dei futuri ingegneri. Un ottimo quarto posto anche per l’urban concept elettrico (183,51 km/kWh) progettato dal team mecc-E del Politecnico di Milano.
Sponsor e investimenti
Una differenza di risultati che dipende molto dagli investimenti e dagli sponsor che gli istituti superiori e le università riescono a mettere a disposizione dei ragazzi. Sono molte le aziende del settore automotive e non (come l’oleificio Bua di Nocellara dell’Etna sponsor del team Catania) che hanno messo a disposizione macchinari, materiali e risorse per realizzare i progetti degli studenti italiani.
Un tema a cui Norman Koch, general manager di Shell Eco Marathon, tiene particolarmente: “Attenzione, più risorse non garantiscono sempre più possibilità. Bisogna sapere dove si mettono le mani. La scarsità di risorse aguzza l’ingegno e permette agli studenti di ampliare le collaborazioni, di studiare soluzioni più semplici e più facilmente riparabili durante le sessioni di gara”.
Come è successo appunto al team di Catania, che dopo aver rotto l’impianto frenante e subito un richiamo per l’irregolarità del clacson è riuscito a trovare una soluzione efficace a tutto e in poco tempo.
Lezioni sul campo
Partecipare alla Shell Eco Marathon, secondo Massimiliana Carello, docente di Chassis Design presso il Politecnico di Torino, significa imparare facendo. “Un modo più utile per i ragazzi che andare soltanto a lezione e prendere degli appunti. Si sperimenta da subito l’affrontare problemi reali, ad avere delle scadenze improrogabili, a essere criticati, a ragionare insieme ad altre teste”, continua l’advisor del team torinese.
Un impegno extra-universitario ed extra-scolastico per chi decide di entrare a far parte di un team, con sessioni di lavoro che all’avvicinarsi della competizione arrivano (quotidianamente) fino a tarda notte. Un impegno ripagato non certo economicamente, dato che i premi in palio arrivano a 2.5oo euro.
Occasione di lavoro
Una soddisfazione e un arricchimento personale premiato dalla possibilità (per chi vince) di frequentare workshop e lezioni presso Ferrari. Ma non solo. Tutti i laureandi e i laureati che nell’ultimo anno partecipano alla Shell Eco Marathon sono invitati a inviare il proprio curriculum a Maranello. Nel 2018 hanno colto l’occasione in 480. Di questi, 32 hanno passato il primo test scritto. In 12 hanno superato il colloquio e solo 2 hanno ottenuto lo stage in Ferrari.
Tra questi ultimi, l’ingegnere Giulio Maurizio, ex team manager e fuel cell division manager di H2politO, la squadra del Politecnico di Torino che da 12 anni partecipa alla Shell Eco Marathon. Per chi invece esce dagli istituti tecnici, c’è la garanzia di un posto di lavoro in una delle tante aziende automotive del nostro paese. In tanti, però, nasce la voglia di saperne di più e continuare con maggiore solerzia la carriera universitaria.
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