Fonte: https://www.teknoring.com/news/trasporti-e-automotive/sicurezza-stradale-decreto-salvamotociclisti/
Le barriere di sicurezza stradale sono per i centauri estremamente pericolose: ecco perché sono necessari elementi ulteriori di protezione.
Il punto cardine dal quale un progettista deve partire per poter migliorare la sicurezza stradale, installando o meno dispositivi di ritenuta in grado di limitare i danni agli occupanti dei veicoli derivanti da un urto contro eventuali ostacoli, è il seguente: “le barriere di sicurezza dovrebbero essere installate solo dove le conseguenze di un impatto con esse possono essere giudicate meno gravi di quelle che si avrebbero impattando l’elemento da esse schermato o fuoriuscendo dalla carreggiata stradale”.
Barriere di sicurezza stradale: i principi normativi
Il principale riferimento normativo italiano relativo all’installazione di barriere di sicurezza su strade urbane ed extraurbane con velocità di progetto maggiore o uguale a 70 km/h è il Decreto Ministeriale n.223 del 18 Febbraio 1992 e successive modifiche/integrazioni, di cui l’ultima del 21 Giugno 2004.
I dispositivi di ritenuta possono essere classificati in base alla funzione svolta:
- Barriere di sicurezza longitudinali;
- Terminali e transizioni;
- Barriere per opere d’arte;
- Attenuatori d’urto;
- Letti di arresto;
- Parapetti per pedoni.
I crash test
Inoltre, le barriere di sicurezza devono essere sottoposte a prove d’urto, i cosidetti crash test, per poter stabilire il livello di prestazione offerto e quindi la classe del dispositivo di ritenuta.
Le principali prove d’urto sono le seguenti:
- Livello di contenimento, basate su tipo di veicolo, massa totale del veicolo, angolo d’impatto e velocità del veicolo al momento dell’urto;
- Livello di severità d’urto, basato sull’indice ASI (indice di severità dell’accelerazione) e sull’indice THIV (velocità teorica d’urto della testa);
- Deformazione del dispositivo, caratterizzata dalla deflessione dinamica massima (D) e dalla larghezza operativa (W).
I dispositivi di ritenuta più comuni possono essere in acciaio (guard-rail), in calcestruzzo (new-jersey) e in polietilene (attenuatori d’urto). Esistono anche in legno o rivestiti in pietra per un migliore inserimento paesaggistico e aspetto estetico. Quanto sopra esposto vale soprattutto per i veicoli con almeno quattro ruote (autovetture, camion, autotreni, autoarticolati, pullman, ecc. …).
La sicurezza stradale per le due ruote
Le barriere di sicurezza stradale rappresentano attualmente per i motociclisti un ostacolo pericoloso, a volte più pericoloso dell’elemento schermato per cui sono poste in opera. L’impatto del corpo umano contro una qualsiasi barriera metallica può avere conseguenze più gravi di quelle che vi potrebbero essere in sua assenza.
Le ricerche hanno dimostrato come i montanti metallici di supporto siano i punti d’impatto più pericolosi, poiché le estremità possono costituire vere e proprie lame taglienti per il corpo umano. Le sezioni dei più comuni profilati di supporto restano assai pericolose per un motociclista in caduta in quanto gli sforzi applicati sul corpo umano superano spesso i vincoli biomeccanici dello stesso.
Tipologie di intervento salvamotociclisti
Al fine di ridurre e scongiurare incidenti letali, è necessario intervenire su due fronti:
- sicurezza attiva, installando dispositivi di ritenuta solo dove è strettamente necessario, riducendo quindi la probabilità dell’impatto;
- sicurezza passiva, minimizzando il rischio di lesioni in caso d’impatto inevitabile.
Le safety zones
Un primo semplice approccio per la riduzione del rischio d’impatto per un veicolo a due ruote è certamente quello di eliminare qualsiasi ostacolo dal bordo laterale della strada, barriere di sicurezza comprese. Si tratta delle cosiddette Safety Zones, ossia zone franche al di fuori della piattaforma stradale nelle quali non è consentito il posizionamento di elementi funzionali all’infrastruttura.
Le protezioni aggiuntive
Per quanto riguarda, invece, la sicurezza passiva sono stati studiati elementi di protezione aggiuntivi da applicare direttamente al dispositivo di ritenuta metallico. L’esempio più comune è la schermatura dei montanti tramite un elemento continuo posto al di sotto del nastro di ritenuta esistente.
A questo proposito il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha emanato in data 1° aprile 2019 il decreto sui “Dispositivi stradali di sicurezza per i motociclisti”, che d’ora in poi avranno l’acronimo DSM. Il Decreto entrerà in vigore solo 180 giorni dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta in data 17 maggio 2019.
Il Decreto disciplina l’installazione dei dispositivi stradali continui di sicurezza per motociclisti su barriere di sicurezza stradale discontinue.
Le nuove disposizioni salvamotociclisti
Tali dispositivi dovranno essere posti in opera espressamente per proteggere il conducente e/o il passeggero, caduto dal motociclo o ciclomotore, che, scivolando sul piano stradale, si diriga verso la barriera di sicurezza. Tali dispositivi sono realizzati di modo da mitigare l’effetto dell’urto sulla barriera della persona caduta, evitandone il contatto diretto con pericolose discontinuità.
I dispositivi devono essere montati sulle barriere discontinue installate o da installare lungo il ciglio esterno della carreggiata su tutte le strade ad uso pubblico, in corrispondenza di punti singolari della strada quali curve circolari aventi un raggio minore di 250 m ed intersezioni in corrispondenza dei quali si siano verificati nel triennio almeno n. 5 incidenti con morti e/o feriti, che abbiano visto il coinvolgimento di motoveicoli e/o ciclomotori.
Con questo nuovo Decreto ‘Salvamotociclisti’ la speranza è quella di ridurre sensibilmente le conseguenti nefaste dovute all’impatto di un motociclista in caduta contro il dispositivo di ritenuta, andando a migliorare la sicurezza generale della guida su due ruote.
Fonte: https://www.teknoring.com/news/trasporti-e-automotive/sicurezza-stradale-decreto-salvamotociclisti/