È da sempre simbolo di autonomia. La patente di guida per generazioni ha popolato i sogni dei giovanissimi, che grazie al raggiungimento di questo traguardo potevano dirsi finalmente «liberi».
Non tutti si immaginano, però, che per molte persone la licenza di guida è ancor più preziosa: pensate infatti di essere senza patente, ma di non poter nemmeno utilizzare con facilità i mezzi pubblici. Se guidare diventa la sola possibilità di muoversi senza dover dipendere da qualcuno, ecco allora che il valore della patente si fa inestimabile.
L’ottenimento della licenza di guida per persone con disabilità, o il ritorno al volante per chi ha acquisito una disabilità, è un tema tanto delicato quanto importante, perché molto spesso rappresenta un gigantesco passo in avanti in termini di autonomia acquisita.
Lo scorso anno la campionessa paralimpica Bebe Vio – con protesi ad avambracci e gambe – aveva sfoggiato la sua patente nuova di zecca sui social con la gioia di una qualunque neopatentata, in un selfie che aveva fatto il pieno di consensi. Quelle come la sua si chiamano «Patenti speciali», e lo sono per più di una ragione.
Oggi sono oltre 160mila le patenti B speciali in Italia. Ma come funzionano? Lo abbiamo domandato a Marco Barboso, direttore della Medicina legale dell’Ausl di Parma, che presiede la commissione medica locale incaricata della valutazione delle richieste di questo genere.
«Nel caso di una persona con una disabilità acquisita che vuole tornare a guidare, una volta terminata la riabilitazione e ottenuto un discreto recupero, si deve effettuare una richiesta di visita di revisione all’apposita commissione medica, formata, fra gli altri, da un ingegnere della Motorizzazione Civile e da un medico fisiatra – spiega -. Si valuta il tipo di disabilità, si individuano eventuali apposite predisposizioni per adattare l’autoveicolo e poi la persona deve sostenere un esame pratico alla Motorizzazione Civile».
Un disabile che per la prima volta intende ottenere la patente di guida, naturalmente dovrà affrontare anche l’esame di teoria.
Ma quali sistemi si possono installare oggi su un’automobile? La tecnologia fa passi da gigante: si va dal classico acceleratore montato sul volante ai nuovi comandi wireless da indossare sul dorso della mano e da azionare col pollice. Poi ci sono joystick al posto del volante e frecce che si possono attivare con un movimento del capo.
«Le possibilità di diverse combinazioni sono numerosissime, dalla centralina sul volante ai comandi spostati tutti su un solo lato per chi ha un’emiparesi – accenna Michele Pacciani, direttore della Motorizzazione Civile di Parma -. Una volta individuate queste prescrizioni, la persona deve dotarsi di un mezzo adattato, dopodiché viene rilasciato il foglio rosa e poi programmato l’esame di guida».
Le autoscuole hanno dei dispositivi che possono essere installati sui loro mezzi, per la pratica, ma dotare il proprio veicolo degli adattamenti può essere molto costoso e spesso conviene acquistare una nuova auto piuttosto che adattarne una già di proprietà.
Naturalmente ci sono alcune agevolazioni: l’Iva al 4% e una detrazione Irpef del 19% sulla spesa sostenuta per l’acquisto del veicolo, oltre all’esenzione dal bollo auto e dall’imposta provinciale di trascrizione. In più, l’articolo 27 della legge 104 prevede il 20% di rimborso del contributo sui dispositivi di guida da parte delle Regioni.
«Il valore che può avere la patente di guida o il ritorno al volante per queste persone è notevole, anche se naturalmente ogni caso è a sé – spiega Barboso -. C’è chi è carico di entusiasmo per questo traguardo e chi vive la cosa con un po’ più di difficoltà o resistenze, ma trovare o ritrovare la propria autonomia nella quotidianità è una ricchezza unica».
Vinicio Paselli
Vinicio Paselli