Come precisato in una notizia di “Edilizia & Territorio”, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha inviato al Mef e alla presidenza del Consiglio la proposta di ripartizione del Fondo Investimenti amministrazioni centrali istituito dalla Legge di Bilancio 2019, 43,6 miliardi di euro in 15 anni, con meccanismo di ripartizione simile a quello del Fondo Investimenti comma 140 della legge di Bilancio 2017 (Dpcm e poi atti attuativi, questa volta con intesa degli enti territoriali ove siano investite loro competenze).
Il MIT propone di “fare il pieno”, cioè di ottenere per le materie di sua competenza (infrastrutture, trasporti, edilizia pubblica) 19 miliardi di euro su 43,6, il 43,5% del totale. Una quota poco sotto il 45,6% del Dpcm Gentiloni 2017, quota che invece era scesa al 37% con il Dpcm Conte 2018.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – scrive in un comunicato – “ha chiesto 19 miliardi per finanziare interventi improcrastinabili di messa in sicurezza del territorio nazionale e di impulso al trasporto, sia locale che nazionale. Questa amministrazione auspica che il Ministero dell’Economia e delle Finanze voglia accogliere le richieste avanzate, nello spirito di comune consapevolezza che sia assolutamente indispensabile implementare l’opera di manutenzione dell’esistente e l’ammodernamento degli attuali sistemi di trasporto”.
I tempi per sbloccare effettivamente questi fondi non saranno però brevissimi: la Legge di Bilancio prevedeva il Dpcm entro gennaio, ma siamo ancora alla fase delle proposte ministeriali, a cui seguirà la sintesi Mef, poi la bozza di Dpcm Conte, i pareri parlamentari e poi il Dpcm finale da registrare alla Corte dei Conti. Poi la Gazzetta e poi gli atti attuativi (decreti ministeriali, contratti di programma Anas e Rfi, bandi per gli enti locali).
La voce principale nelle proposte MIT, come sempre, sono i nuovi fondi per gli investimenti Rfi, 8,761 miliardi di euro, che si vanno a sommare ai 5,9 miliardi appena sbloccati con il Dpcm Conte 2018.
L’Anas, invece, già molto finanziata nella passata legislatura (15,4 miliardi sbloccati a gennaio 2018, in gran parte da spendere), ottiene solo un fondo specifico di 3,2 miliardi per rifinanziare il programma «Ponti, viadotti e gallerie» lanciato con il Dl 69/2013 (decreto Fare, governo Letta). In sostanza è la spinta più volte annunciata dal ministro Danilo Toninelli a un piano straordinario per la messa in sicurezza dei ponti e viadotti delle strade statali.
A questo si aggiungerà 500 milioni per le strade provinciali (e di città metropolitane), per i programmi straordinari di manutenzione.
Ci sono poi altri 340 milioni per la messa in sicurezza sismica dell’autostrada Roma-L’Aquila-Teramo, che insieme ai 1.660 milioni proposti da Delrio nel gennaio 2018 e sbloccati dal Dpcm Conte fanno due miliardi di euro per Strada dei Parchi spa, per far quadrare il piano finanziario da oltre tre miliardi di euro.
Tra le altre voci rilevanti 786 milioni per le ferrovie regionali, 224,5 per potenziamento e ammodernamento e 561,4 mln per la messa in sicurezza.
Poi ci sono 673 milioni per proseguire il programma di recupero degli alloggi Iacp di edilizia residenziale pubblica, 147 milioni per varie sistemazioni delle dighe, 202 milioni per opere anti dissesto idrogeologico a protezione di immobili pubblici, 134 mln per la manutenzione di beni culturali statali, 466 milioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche su edifici privati e 90 milioni sugli edifici pubblici.
Vanno poi segnalati 466 milioni per opere portuali e 30 milioni per il fondo progettazione di cui all’articolo 202 del Codice degli Appalti.
Vinicio Paselli