(omniauto.it)
Il nostro Paese sembra immune dalla crisi delle vetture a gasolio. Scopriamo quanto
Primi segni di declino per l’auto Diesel. Dopo aver subito il duro colpo dello scandalo Dieselgate e il conseguente danno d’immagine ingigantito dalle successive accuse ai motori FCA, GM e Renault, viene ormai dato per spacciato e inizia ad accusare i primi cali di vendite. Sui principali mercati d’Europa, Italia esclusa, le vetture a gasolio che fino a pochi anni fa rappresentavano più della metà delle immatricolazioni riducono la loro quota a favore di auto ibride e a benzina. Non siamo ancora di fronte a un vero effetto domino che segna la fine del Diesel, ma si tratta di un primo segnale che va valutato con attenzione per capire cosa sta succedendo. La prima cosa da segnalare è proprio l’anomalia italiana che a maggio 2017 vede crescere del 5,3% l’immatricolato Diesel (+7,9% da inizio anno) e raggiungere il 56,3% dell’intero mercato contro il 56,2% dei primi cinque mesi 2016; al momento non è dato conoscere i perché di questo incremento (a parte il crollo delle auto a metano), ma è possibile che agli automobilisti nostrani manchi ancora la percezione dei blocchi del traffico e dei divieti anti-Diesel in vigore o programmati nel resto d’Europa. Solo fra qualche mese scopriremo se e quali effetti potrà avere una dichiarazione come quella fatta dal ministro Delrio al Parco Valentino: “Le auto diesel hanno una prospettiva non di lunghissima durata”.
I grandi mercati voltano le spalle al Diesel
Per capire come si muove il resto del Vecchio Continente sul fronte dell’auto Diesel bisogna partire dal mercato più grande, la Germania che a maggio vede le immatricolazioni di modelli a gasolio al -1,4%, ma soprattutto un -6,8% da inizio anno e una quota di mercato scesa al 40,4% contro il 41,9% dello stesso periodo 2016. La tendenza al calo è evidente anche nei risultati del Regno Unito dove le vendite di auto a gasolio sono addirittura crollate del 20% a maggio e hanno ridotto la loro quota percentuale da gennaio a maggio dal 48% del 2016 al 44% del 2017. Decisamente non va meglio in Francia dove l’auto a “gazole” cede nei cinque mesi un -6,4% e si stabilizza su una modesta quota del 47,7% contro il 52,66% dello stesso periodo 2016 e un picco del 72,9% datato 2012. A chiudere il quadro dei più importanti mercati europei c’è la Spagna che continua a preferire le auto a gasolio, ma vede scendere la fetta di mercato Diesel al 50,5% da inizio anno contro il 56,9% dell’intero 2016.
Motore efficiente, ma con altri problemi
Ricordiamo infine che molte metropoli e diverse nazioni sono pronte a bandire l’auto a gasolio dalle proprie strade, arrivando anche a pianificare un graduale divieto di circolazione per tutte le auto con motori endotermici (benzina e Diesel), come ad esempio Norvegia e Paesi Bassi. A lasciare perplessi è però il fatto che il motore ad accensione spontanea rimane tuttora il più efficiente sulle auto, con consumi ed emissioni di CO2 inferiori del 15-20% rispetto al benzina. Quello che sembra decretare la fine non è quindi il dato dell’anidride carbonica – in cui per altro è migliore del benzina – ma quello che esce dallo scarico di un motore Diesel (anche Euro 6, seppur in misura ridotta), ovvero il particolato, le pericolose polveri sottili e nanopolveri che provocano gravi disturbi all’apparato respiratorio e cardio-circolatorio dell’uomo. Come se non bastasse, dalle marmitte delle auto Diesel fuoriescono quantità non trascurabili di ossidi di azoto, i famosi NOx che contribuiscono alla creazione dello smog fotochimico, dell’ozono in atmosfera, delle piogge acide e possono provocare danni a chi già soffre di malattie polmonari o asma.
autore: Fabio Gemelli – omniauto.it – 09/06/2017
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