Secondo informazioni comparse su Electrek, un sito americano particolarmente attento alle vicende Tesla, la società di Elon Musk ha implementato sistemi per gestire restrizioni prudenziali concernenti due aspetti chiave del funzionamento di una vettura elettrica: la ricarica ad alta potenza (Supercharger) e la richiesta delle massime prestazioni durante la guida.
In sostanza, in entrambi i casi il sistema di controllo del powertrain tiene conto del numero di utilizzi e superata una certa soglia comincia a introdurre delle limitazioni, al fine di preservare in buona salute la batteria e il powertrain.
Ricarica limitata al Supercharger per evitare il degrado delle batterie
Per quanto riguarda le ricariche, dopo un certo numero di ricariche Supercharger ad alta potenza il sistema può decidere di limitare la potenza massima di ricarica rispetto ai 120 kW massimi ufficiali.
Questa circostanza è emersa quando un proprietario di Tesla ha riferito che durante un viaggio in cui ha usato varie volte la ricarica Supercharger non ha mai osservato una ricarica a più di 90 kW; essendosi rivolto a un centro assistenza Tesla ha saputo che il sistema di gestione della batteria limita l’intensità delle ricariche veloci a corrente continua al fine di evitare il degrado del pacco batterie.
Nel caso di quello specifico proprietario, dall’analisi dei log del veicolo sarebbe emerso che la vettura durante la sua vita era stata ricaricata quasi esclusivamente con impianti DC ad alta velocità (incluso Supercharger).
Il proprietario ha confermato, riferendo di aver ricaricato 245 volte con stazioni rapide a corrente continua in tecnologia CHAdeMO, per complessivi 6.600 kWh circa di energia, e di aver inoltre usato 50-60 volte la ricarica Supercharger.
Questi numeri corrispondono a circa 33-35mila km di percorrenza e a ricariche da circa 27 kWh ciascuna (non contando le Supercharger). Tesla ha chiarito che accanto a normali prassi per proteggere la batteria, come limitare la velocità di ricarica quando le celle sono troppo fredde o quando sono pressoché cariche, è anche previsto un adeguamento che vale quando le condizioni delle celle gradualmente cambiano con l’invecchiamento e l’uso del pacco batterie.
L’effetto nel caso delle ricariche Supercharger si tradurrebbe secondo Tesla in un allungamento dei tempi di ricarica di 5 minuti, e varrebbe per meno dell’1% dei clienti (in quanto si presume che la grande maggioranza ricarichi in prevalenza con impianti normali, non rapidi, in corrente alternata, come i punti ricarica domestici).
Tesla avrebbe anche sottolineato che queste limitazioni non hanno affatto lo scopo di scoraggiare l’uso di Supercharger – un’infrastruttura su cui anzi Tesla continua a investire molto, puntando al raddoppio entro quest’anno – ma servono esclusivamente per mantenere il più possibile lunga l’autonomia del veicolo anche in caso di frequente utilizzo.
Limitazione via software delle prestazioni
Un ambito analogo di limitazione prudenziale imposta via software riguarda le prestazioni. Lo scorso febbraio alcuni proprietari di Tesla si sono accorti di un certo calo di prestazioni connesso con il frequente uso del “Ludicrous mode” e/o del “Launch mode”.
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autore: Marco Mussini – greenstart.it – 18/05/2017