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Alla vigilia di Natale, i costruttori europei si sono trovati sotto l’albero una “sorpresa” poco gradita: regole più severe sulle emissioni anche per le auto a benzina con motore ad iniezione diretta che di fatto, rendono quasi scontato l’obbligo di adozione del filtro antiparticolato. Con il RDE Act 3 (Real Dirving Emissions), la terza direttiva in materia di emissioni con il nuovo sistema di calcolo, gli stati membri dell’UE hanno licenziato a larga maggioranza una serie di norme che scatteranno nel settembre del 2017 per i nuovi modelli e un anno più tardi per le auto di nuova immatricolazione.
La stretta normativa è figlia dello scandalo sulle emissioni e della “elasticità” con la quale sono state interpretate finora dai costruttori le regole sui test di omologazione di emissioni e consumi. Tuttavia, a pagare il conto saranno gli automobilisti, malgrado i costruttori (ad esempio con la potentissima VDA tedesca) abbiano reagito con durezza al varo del provvedimento, contestando all’UE una sorta di entrata “a gamba tesa” nell’attività di pianificazione industriale. I costruttori avevano già chiesto che l’entrata in vigore delle norme più restrittive sui motori a benzina scattassero con il 2019. Sia il gruppo Volkswagen sia Daimler avevano tuttavia già anticipato l’adozione del filtro antiparticolato già con il 2017.
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Quello del filtro antiparticolato non è un obbligo, ma, almeno allo stato attuale, secondo gli esperti è una necessità poiché solo con un dispositivo simile sarà possibile rispettare i nuovi limiti di particolato nel nuovo ciclo di omologazione. Gli stati membri hanno 3 mesi di tempo per presentare osservazioni al pacchetto RDE Act 3 prima della sua definitiva entrata in vigore.
autore: yellowmotori.it – 30/12/2016