(Donato D’Ambrosi – sicurauto.it)
Una circolare del Ministero in cantiere “sbloccherà” la revisione delle bombole in carbonio: Federmetano ci aiuta a fare chiarezza
IL TEST FALLITO CON LE OFFICINE DELLE CASE AUTO
Sebbene il Ministero abbia provato a mettere una toppa all’ inadeguatezza della procedura di revisione delle bombole a metano in composito con la circolare del 27 marzo 2015 (vedi allegato in basso), la macchina delle revisioni – come ci spiega Federmetano – non ha mai trovato lo slancio giusto a causa di diverse criticità organizzative riscontrate con le officine di assistenza delle Case auto (le sole a poter operare con la recente circolare). Il caso delle revisioni bloccate ha creato non pochi problemi ai clienti, tant’è che in alcuni casi sono stati anche costretti a circolare solo a benzina, in attesa di nuove disposizioni dal Ministero (è il caso delle Mercedes-Benz Classe B a metano, leggi qui per approfondire la vicenda). Federmetano però ci ha rilasciato un’intervista esclusiva in cui annuncia interessanti novità in arrivo per i fautori della mobilità a metano interessati ad acquistare un’auto con le bombole in fibra di carbonio o altri materiali compositi, più leggere, sicure e longeve di quelle classiche in acciaio. Se sei interessato al GPL, leggi quitutto sulla scelta, la revisione e la manutenzione di un’auto con impianto GPL nel #SicurEDU, altrimenti scopri cosa cambierà nella revisione delle bombole a metano in fibra di carbonio nell’intervista a Federmetano di seguito.
In molti casi questi serbatoi hanno avuto problemi di collaudo fin dall’inizio. Nel 2014 infatti, si eseguivano le operazioni di collaudi delle bombole come in Italia si fa da oltre 30 anni: si smontavano, si portavano ai centri di collaudo e si rimontavano. Allorché essendo una movimentazione di bombole molto particolari poiché realizzate con materiali diversi dall’acciaio (vedi laminazione nella foto qui sotto) classico delle bombole che siamo abituati a vedere nelle officine, i Gruppi tedeschi (in primis Mercedes Benz) hanno redatto delle schede tecniche che vietavano assolutamente lo smontaggio della valvola, perché la sua struttura è l’unica parte metallica che c’è in un serbatoio in composito ed è collegata ad una filettatura metallica inserita nel serbatoio (vedi immagine allegata in basso). Lo smontaggio della valvola, secondo i Costruttori avrebbe potuto sollecitare l’accoppiamento filettatura-bombola e creare problemi. Quindi sulla scorta di questo insieme alla VDA(l’associazione dei Costruttori di auto tedeschi, principalmente VW, MB e Opel) hanno chiesto al Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture di trovare una soluzione diversa da quella classica per la revisione delle bombole in acciaio e questo incontro ha successivamente prodotto la circolare del 27 marzo del 2015 (consultabile in allegato all’articolo, ndr).
Questa circolare ha rivoluzionato sostanzialmente le procedure di revisione della bombole in Italia, con un controllo esclusivamente visivo, sempre da parte di un funzionario della Motorizzazione civile come vuole il protocollo classico, ma senza smontarle dall’auto, in teoria, poiché non sempre è sufficiente smontare la sola protezione sottoscocca e ingegnarsi con specchietti e torce. Fin qui sembrava tutto risolto: bastava rendere note le officina tra quelle della Rete ufficiale del Costruttore (disponibili nei confronti dei clienti e che prenotassero l’uscita del funzionario) e che i Costruttori auto mettessero a disposizione dei funzionari della Motorizzazione dei manuali tecnici sulle bombole da revisionare (il funzionario può chiedere anche lo smontaggio di qualche componente o del pacco bombole per visionarlo meglio). In realtà l’elenco di queste officinedella Rete tecnica ufficiale è stato disatteso completamente. Inoltre, mentre il collaudo delle bombole di acciaio è previsto ogni 4 anni, questa nuova circolare dispone la prima revisione dopo 4 anni e successivamente ogni 2 anni senza un ben precisato motivo da parte del Ministero.
Fino ad oggi la procedura ufficiale è prescritta dalla circolare del 27 marzo 2015. Noi però stiamo raccogliendo tutte le criticità sulla revisione delle bombole in composito segnalate dai consumatori per cercare una soluzione con il Ministero e le Case costruttrici. Dopo un anno di dialoghi, visto che il test condotto affidando la revisione delle bombole alle sole officine della Rete tecnica delle Case auto non ha dato i risultati sperati, si intravede un’apertura anche alle officine private specializzate nell’allestimento di auto a metano. Visto che lo prevede in prima battuta anche la direttiva europea 461/2010 sulla concorrenza nell’ambito dell’autoriparazione e anche la stessa circolare del marzo 2015.
Noi speriamo possa essere una ripartenza che porti ad un’offerta maggiore di officine specializzate di settore con una riduzione dei costi di revisione per il consumatore. Perché forse non tutti sanno che i costi di revisione sono costituiti in parte da spese amministrative (legate alla prenotazione per ciascuna auto e alla trasferta da pagare all’ispettore della Motorizzazione). Ebbene, in concerto con l’ente Gestione Fondo Bombole Metano (che percepisce un contributo dai distributori) Federmetano è riuscita ad ottenere il rimborso delle spese amministrative per la Motorizzazione (che non comprendono quindi eventuali costi di manodopera da pagare all’officina per lo smontaggio del pacco bombole dall’auto, ndr). Quindi le officine ad oggi dovrebbero scontare questo costo al cliente che sarà coperto dall’EnteGestione Fondo Bombole Metano. Mentre spesso l’officina richiede questi costi al cliente e poi li rimborsa quando gli viene accreditato l’importo dall’ente, creando non poca confusione anche nei consumatori che non sanno se e quando avranno il rimborso. La prossima circolare del Ministero che apre alle officine autorizzate indipendenti ma specializzate per la revisione chiarirà anche questa procedura di rimborso. L’apertura alle officine private indipendenti avrà un riscontro molto forte sia per la praticità, perché il consumatore potrà rivolgersi a più professionisti (senza andare a cercarsi l’officina autorizzata della Casa auto disponibile a fare l’operazione come accade ora, ndr), sia dal punto di vista dei minori costi che si avrebbero con una maggiore concorrenza. L’intento di Federmetano è anche quello di coinvolgere i distributori di carburante: potrebbero raccogliere le prenotazioni per le officine e migliorare così l’operatività dei funzionari della Motorizzazione che escono per più auto alla volta.
Come previsto dal regolamento ECE ONU R110, il regolamento internazionale madre per la revisione delle bombole in metano montate sulle auto di serie, si effettua una serie di verifiche, se l’auto ha subito un incidente, un incendio o semplicemente se durante il normale uso dell’auto le fasce metalliche di ritenzione della bombola possano aver danneggiato in qualche modo la struttura intaccando il materiale composito. Nel caso specifico viene fatta una serie di controlli come prescrive il manuale del Costruttore dell’auto sulla dimensione, l’espansione, la presenza di fibre delaminate, ecc (vedi qui le procedure ufficiali di riqualificazione delle bombole metano sul portale dell’Automobilista).
Quanto alla procedura che le officine indipendenti dovranno seguire (chi stabilirà se un pacco bombole va smontato o meno dall’auto ai fini dell’ispezione visiva?, ndr) è ancora un punto in corso di definizione (oggi è il funzionario eventualmente a chiedere lo smontaggio se non riesce a visionare o identificare le bombole, ndr), anche se la direzione comuneintrapresa sembrerebbe quella favorevole allo smontaggio: PSA ha stabilito che per la Citroen C3 le bombole in composito vanno smontate (per dare un’idea basta rimuovere la protezione e liberare dal pianale dell’auto il telaio che contiene le bombole rimuovendo pochi bulloni), Opel ha integrato il manuale stabilendo che, se è necessario, le bombole si possono smontare, fa storia a se solo Mercedes-Benz che al momento ha confermato parere contrario allo smontaggio delle valvole, mentre per Volkswagen è un discorso ancora prematuro (le prime auto a metano andranno a revisione tra il 2017 e il 2018, ndr). Al di là della procedura ufficiale bisogna sempre entrare nel merito della responsabilità oggettiva del funzionario della Motorizzazione che approva la revisione delle bombole. E’ anche vero che così com’è stata studiata, la revisione delle bombole in composito, anche se smontate dall’auto, non comporta trascinamenti, spostamenti o colpi subiti dalle bombole (come quelle di acciaio che vanno avanti e indietro tra le officine e l’ente Gestione Fondo Bombole Metano, ndr), per cui si vedono nella loro integrità di quel momento. Quindi è comprensibile che un ispettore della Motorizzazione che ha sulle spalle una certa responsabilità ci voglia vedere bene, chiedendo all’autoriparatore di smontare il pacco bombole dall’auto, piuttosto che firmare la revisione ad occhi chiusi.
autore: Donato D’Ambrosi – sicurauto.it/codice-della-strada – 19/12/2016