(Sebastiano Salvetti – motori.corriere.it)
I modelli a doppia propulsione garantiscono quasi tutti i vantaggi ambientali delle vetture elettriche, ma senza le problematiche connesse all’autonomia e alla ricarica
I punti di forza della tecnologia ibrida poggiano sul rispetto ambientale, alla luce delle ridotte emissioni, sull’economia di gestione, dati i consumi contenuti garantiti dall’apporto della propulsione a batteria, e su prestazioni superiori rispetto alle vetture tradizionali. La presenza del motore elettrico consente infatti di disporre di un sostanzioso e immediato surplus di coppia – quindi di spinta – pur optando per un propulsore termico dalla cilindrata ridotta, godendo così di riprese e accelerazioni degne di vetture ben più potenti e inquinanti. Rovescio della medaglia, le auto ibride hanno costi d’acquisto superiori rispetto ai modelli standard e non sono adatte a tutti gli automobilisti.
In autostrada
Quanti viaggiano prevalentemente in autostrada ne trarrebbero infatti un beneficio limitato, dato che a velocità elevate lavora pressoché esclusivamente il motore termico, al pari di coloro che affrontano lunghe tratte extraurbane o percorsi prevalentemente montani. In tal caso, infatti, la possibilità di viaggiare in modalità esclusivamente elettrica, pur optando per una versione plug-in, si ridurrebbe notevolmente. Se l’elettrico costituisce il futuro della mobilità, la tecnologia ibrida plug-in è figlia del presente. Rappresenta infatti la massima espressione del compromesso tra propulsione tradizionale e a zero emissioni. Un’auto ibrida plug-in non è altro, del resto, che un’auto ibrida, quindi dotata di un powertrain composto dall’interazione tra due motori – il primo a combustione interna, il secondo a batteria – in grado di percorrere alcune decine di chilometri in modalità esclusivamente elettrica. Quindi senza che il propulsore alimentato a benzina o a gasolio venga acceso ed evitando l’emissione di qualsivoglia inquinante. Un plus reso possibile dall’adozione di accumulatori più potenti rispetto ai modelli ibridi «semplici» e, oltretutto, ricaricabili non solo nelle fasi di decelerazione e non di carico del motore, ma anche mediante la rete elettrica domestica o le colonnine pubbliche. In estrema sintesi, porta in dote tutti i vantaggi ambientali della propulsione elettrica, ma senza le problematiche connesse all’autonomia e alla ricarica, dato che da un lato è sempre possibile ricorrere all’intervento del motore tradizionale, dall’altro le celle sono meno capienti rispetto a un modello alimentato esclusivamente a batteria e richiedono per questo un tempo di rigenerazione dell’energia più contenuto.
In città
Tanto le auto ibride quanto le plug-in offrono il meglio nel commuting urbano e, in genere, in città. Condizioni di guida nelle quali emergono la silenziosità e il comfort della marcia a batteria oltre alla massima libertà di movimento. I modelli ibridi accedono infatti senza limitazioni – o pagando pedaggi sensibilmente ridotti rispetto alle vetture tradizionali – alle ZTL e al tempo stesso possono sempre più spesso essere parcheggiati gratuitamente sulle strisce blu. La ricerca spasmodica di un “gratta e sosta” viene così relegata alla preistoria. In aggiunta, un numero sempre crescente di regioni garantisce l’esenzione dal bollo per un lungo periodo (Veneto, Lazio, Campania ed Emilia Romagna per tre anni, Basilicata e Puglia per cinque anni), mentre nelle restanti zone d’Italia la tassa automobilistica viene calcolata in funzione della potenza del solo motore termico, non considerando l’apporto dell’elettrico. E ancora, alcune compagnie assicurative prevedono una scontistica riservata, la manutenzione non comporta costi aggiuntivi e la garanzia non ha nulla da invidiare ai modelli tradizionali, dato l’alto livello d’affidabilità raggiunto dalla tecnologia ibrida. Un “pacchetto” decisamente invitante.
autore: Sebastiano Salvetti – motori.corriere.it – 13/12/2016