Roma – Più di due anni fa, nell’ottobre 2014, la riforma del Codice della strada veniva approvata dalla Camera.
Oggi, a distanza di tanto tempo, la questione torna all’ordine del giorno: il presidente della commissione Trasporti del Senato, Altero Matteoli, l’ha infatti calendarizzata per l’esame finale. L’intenzione è quella di accelerare l’iter alla scopo di licenziare il nuovo testo entro Natale. Molte le novità previste o almeno auspicate. La lotta alla distrazione con provvedimenti ad hoc, tipo il ritiro della patente immediato (da 15 giorni fino a 2 mesi) se pescati a smanettare con lo smartphone alla guida, e il sequestro amministrativo dell’apparecchio per verificare se un incidente sia avvenuto a causa dell’utilizzo improprio del cellulare. Provvedimenti, questi, caldeggiati dal direttore del servizio di Polizia stradale, Giuseppe Bisogno (le sanzioni, in proposito, sono aumentate del 30%). Ma anche l’obbligatorietà della «scatola nera» a bordo dei veicoli, norma sostenuta dallo stesso presidente della commissione di Palazzo Madama. E poi c’è il capitolo relativo alla difesa degli utenti più deboli (pedoni, ciclisti e motociclisti) contenuto in uno specifico «pacchetto» voluto da Paolo Gandolfi, membro della commissione Trasporti della Camera e relatore, in aula, del testo di riforma.
Il nuovo Codice della strada dovrà inoltre tenere conto dell’evoluzione tecnologica che il settore dell’automobile sta affrontando e, in parte, con risultati già tangibili. Si tratta della guida autonoma e delle tecnologie capaci di garantire una maggiore sicurezza a bordo. In attesa dell’auto che potrà fare a meno del pilota (chissà quanti anni ci vorranno ancora, visto lo stato di arretratezza delle infrastrutture e la necessità di perfezionare e rendere infallibili i vari sistemi), ecco che il Codice dovrà tenere conto degli attuali dispositivi di assistenza alla guida. La loro obbligatorietà (vivavoce integrato, segnalatore di invasione della corsia opposta e di avvicinamento al margine della strada, frenata automatica di emergenza, specchietto che elimina l’angolo cieco) dovrebbe servire a ridurre drasticamente le sciagure stradali. «Sono quelle tecnologie – spiega Gandolfi – che predispongono alla guida autonoma e al dialogo tra veicolo e strada».
A sollecitare un maggiore controllo dei veicoli è il presidente Matteoli: «Abbiamo notato – afferma – che i controlli sulle strade italiane sono inferiori a quanto avviene in Europa. Se il problema riguarda la mancanza di mezzi o di personale delle forze dell’ordine, spetta a chi di dovere provvedere». E poi c’è l’aspetto revisioni: «Più controlli sulle auto che, sulla carta, sono state revisionate. C’è chi si fa pagare senza farle», accusa Matteoli.
Nella montagna di emendamenti sul nuovo Codice si chiede, tra le altre cose, l’installazione a bordo dei mezzi che trasportano persone di sistemi «anti-sonno» (volante che vibra o altro) e di quelli «anti-abbandono» per i bambini, da inserire nel seggiolino; l’obbligo, per i ciclisti, di tenere le luci accese di sera e di avere i dispositivi catadiottrici funzionanti; più Zone 20 e Zone 30 nei contesti urbani a beneficio di ciclisti e pedoni. E ancora: l’ubicazione degli Autovelox nei soli punti di reale pericolo; in prossimità dei rilevatori di velocità, inoltre, deve essere ben visibile il limite da rispettare.
«Il 75% delle persone alla guida si mette a telefonare, leggere o scrivere messaggi – recita l’ultimo Rapporto Dekra sulla sicurezza stradale -: moltissimi, addirittura, navigano sul web o vanno sui social. E lo stesso accade per i pedoni». Umberto Guidoni (Fondazione Ania) guarda con interesse ai nuovi sistemi, come il «Santino», che inibiscono la risposta agli sms avvisando che «non posso rispondere in quanto sto guidando». Infine, l’auspicio del relatore alla Camera, Gandolfi: «Occorre dare il via a un’Agenzia sulla sicurezza stradale, un’Authority che riunisca e metta d’accordo i vari attori per il bene di tutti».