Anche Legambiente esprime i propri dubbi sul progetto del Passante di mezzo cosi’ come è stato presentato nel tour di assemblee coi cittadini. E rilancia una proposta: un “sovrapedaggio” sull’autostrada (“un aumento di 10 cent comporterebbe qualche milione all’anno”) per finanziare la mobilità su ferro, il trasporto merci e la riduzione dell’inquinamento.
Ma il punto vero, all’indomani della “sconfessione” del progetto da parte del comitato per l’alternativa al Passante nord, primo paladino dell’allargamento della tangenziale-autostrada, è che anche l’associazione ambientalista frena. Parlando di una “subalternità” al volere di Autostrade. “Chiediamo come mai -si legge in una nota di Legambiente- sindaco e Città metropolitana non siano arrivati ai tavoli di confronto prima di tutto con un’idea strategica di città e della sua mobilità connettiva su cui chiedere ad Autostrade di uniformarsi. Appare piuttosto il contrario: la città sembra dover rincorrere le proposte dell’azienda senza veri confronti tra alternative”. Per “giungere ad una scelta in grado di garantire veramente i massimi benefici alla città”, Legambiente chiede quindi di rivedere “l’accordo blindato dell’aprile scorso” tra Governo, enti locali e Autostrade. Ci deve essere la possibilità di “valutare appieno tutte le ipotesi progettuali, con risorse economiche adeguate per attuarle, e tempi sufficienti ad una partecipazione democratica e consapevole”.
Il Passante di mezzo, infatti, “è l’opera più rilevante che la Città metropolitana potrebbe vedere nei prossimi decenni dal punto di vista economico, degli effetti urbanistico-ambientali e probabilmente per le conseguenze sulla mobilità”. Ma “rispetto a questa rilevanza il percorso avviato per coinvolgere la città risulta assolutamente inadatto nei modi, nei tempi a disposizione e, soprattutto, nei margini veri di scelta che società Autostrade ha imposto. Con un ruolo della politica che pare piuttosto subalterno rispetto al protagonismo del soggetto privato”. Questo, sottolinea ancora Legambiente, “a cominciare dalle risorse messe in gioco”.
Le domande sono tutte per il sindaco Virginio Merola. “Chiediamo infatti al sindaco perché dei 1.300 milioni previsti per l’adeguamento del nodo di Bologna originariamente solo 600 risultano oggi a disposizione della città, con le rimanenti parti che rimarrebbero a disposizione di società Autostrade. E’ chiaro che già questo vincolo da solo riduce drasticamente i margini di scelta rispetto ad altre soluzioni strategiche, come l’interramento o la realizzazione di ulteriori tratti coperti. Un’abdicazione grave da parte del sistema politico territoriale”.
Male secondo Legambiente anche il percorso partecipato messo in piedi insieme ad Autostrade. “Una decisione così rilevante non può essere sostenuta da un confronto ridotto a soli due mesi effettivi, in cui gran parte dei partecipanti hanno trovato ben poco della democrazia raccontata inizialmente, e in cui le articolazioni democratiche locali sono rimaste in secondo piano, delegando il racconto del futuro di Bologna alla visione della società Autostrade. Non vorremmo -conclude l’associazione- che i motivi della fretta fossero legati all’entrata in vigore nel 2018 delle nuove disposizioni sugli appalti in house da parte dei concessionari autostradali, che ridurrebbero i margini della società privata”. (Agenzia Dire)