7 OPTIONAL DESTINATI A SPARIRE SULLE AUTO MODERNE: CI MANCHERANNO?
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In agosto una società esperta in sicurezza aveva preso il controllo di un’auto per via informatica. Obiettivo: dimostrare che con un computer ci si può sostituire al guidatore
Se per molti le auto elettriche della californiana Tesla sono una moda irresistibile, per altri sono una sfida. Scoprirne i punti deboli sul piano della sicurezza, per esempio, era l’obiettivo della cinese Keen Security Lab che ai primi di agosto, servendosi di un computer, non certo dei tradizionali strumenti di scasso dei ladri di auto, era riuscita a violare il sistema di protezione di una Model S, sbloccandola ed entrando nell’abitacolo. Era solo il primo passo. Sempre per via informatica, da lontano, gli hacker-ricercatori mostravano (il video è stato messo in rete e potete vederlo qui sotto) di poter aprire il tettuccio elettrico, inserire le frecce, muovere i sedili, regolare gli specchietti retrovisori, alzare il portellone del bagagliaio. Altra dimostrazione, forse la più inquietante: la Model S parte e, ancora nel piazzale dell’azienda cinese, per giunta sotto la pioggia, raggiunte le 19 miglia orarie (una velocità di circa 35 km/h); a quel punto viene frenata di colpo dal solito hacker, premendo un tasto del portatile. Il colpo è brusco e il guidatore, che pure se l’aspettava, per poco non finisce contro il parabrezza… Insomma, ce n’era abbastanza per dimostrare che le tanto decantate Tesla, futuribili vetture piene di elettronica, a un passo dalla guida autonoma, possono essere violate. Ovviamente da qualcuno con i mezzi e le conoscenze tecniche per farlo, ma il punto è che la soglia di sicurezza è bassissima. Prendere il controllo «da remoto» della vettura è possibile. Allarme.
L’aggiornamento
Per fortuna l’incursione informatica dei cinesi non era fine a se stessa. Prima di renderli pubblici, Keen Security Lab aveva infatti messo i preoccupanti risultati dell’esperimento sotto gli occhi della stessa Tesla. La risposta dell’azienda di Palo Alto è arrivata nel giro di poche settimane: l’aggiornamento del software di tutte le auto, comprese quelle già circolanti. Il nuovo sistema dovrebbe renderle inviolabili, almeno fino alla prossima esplorazione, che si spera abbia ancora fini sperimentali. L’aggiornamento è stato inviato con il classico sistema degli «update» valido per qualunque dispositivo, dallo smartphone al tablet.
Gli altri casi
Le Tesla non sono le uniche vetture prese di mira. Nel 2013, Flavio Garcia dell’Università di Birmingham aveva trovato il modo di avviare senza chiave alcune Volkswagen. Due anni dopo, negli Stati Uniti, nel mirino erano finite le Jeep Cherokee (auto bloccate nel traffico autostradale, con i freni disabilitati…), tanto che FCA dovette aggiornare i software di 1,4 milioni di auto. Questo esperimento fu presentato nel 2015 alla Black Hat, la conferenza di esperti di sicurezza. Per mettere in atto il loro «sabotaggio», gli esperti avevano agito a distanza tramite la linea Can Bus, cioè il condotto informatico in cui passano tutte le informazioni delle vetture moderne, sotto forma sia di dati in arrivo dalla moltitudine di sensori e centraline, sia di comandi impartiti dal pilota, dallo sterzo all’acceleratore, ai freni. Tutte funzioni che oggi vengono gestite tramite impulsi elettrici e non più in modo meccanico. Insomma, una volta intrufolatisi nella linea digitale è possibile sostituirsi, anche a distanza, al guidatore. Con tutti i rischi che si possono immaginare. E gli scenari, mai come in questi anni, vanno ben oltre il «semplice» furto d’auto.
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