Comprare un’auto elettrica conviene? O è meglio aspettare che i prezzi di acquisto si abbassino e che, magari, arrivino degli incentivi? Per rispondere a questa domanda bisogna valutare tanti fattori diversi.
È il lavoro che ha fatto L’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, mettendo a confronto i costi di un veicolo elettrico con quelli di uno a benzina. I risultati sono stati pubblicati all’interno dell’e-Mobility Report, e li abbiamo commentati con Simone Franzò, assistant professor alla School of Management del Politecnico e Project Leader di Energy&Strategy.
L’ANALISI DEL TCO
Per valutare il Total cost of ownership (Tco) bisogna calcolare tutte le componenti di costo di un veicolo durante la sua vita utile. In sintesi: il prezzo di acquisto, il costo della manutenzione, quello per il carburante, il costo della batteria (comprata o noleggiata), la necessità di installare o meno delle infrastrutture.
LA BARRIERA DEL COSTO
Ciò che maggiormente influenza la domanda è il prezzo iniziale dell’auto. Le auto elettriche sono molto più costose rispetto a un equivalente veicolo tradizionale. “I costi di acquisto mediamente sono dal 50 al 100% maggiori di un omologo benzina. I costi di gestione però sono significativamente minori”, commenta Simone Franzò.
Le differenze tra i modelli analizzati sono molto evidenti e nell’ordine dei 10.000 euro. Guardando alla struttura del mercato, i prezzi dei veicoli elettrici paiono ancora troppo alti per garantire la conquista di una quota di mercato importante.
“Se prendiamo in considerazione un’auto privata, con un kilometraggio medio di 11mila Km, il punto di pareggio fra elettrico e non elettrico si raggiunge dopo 10 anni, alla fine del ciclo di vita tipico di un’auto in Italia. Il motivo è dovuto al costo di acquisto maggiore. A queste condizioni comprare elettrico non è economicamente interessante”, spiega il ricercatore.
CON UN ALTO KILOMETRAGGIO
Ma cosa accade se aumentiamo il kilometraggio? Con un kilometraggio spinto, il pareggio si raggiunge prima, attorno ai 7-8 anni. A pesare è soprattutto il tema del carburante. Oltre alla manutenzione, valutata in 400 euro annui per un’auto elettrica e in 900 euro all’anno per un’auto a benzina.
NOLEGGIANDO LA BATTERIA
Un altro tema forte è l’acquisto o il noleggio della batteria. “Anche per un privato, è senz’altro è meglio noleggiarla, questo modo, senza toccare altre variabili, il punto di pareggio si riduce da 10 a 8 anni. Questo perché l’investimento iniziale passa da 35mila euro in media a 27mila. I costi di gestione si alzano, dovendo pagare il noleggio della batteria, e diventano i medesimi di un’auto a benzina”, spiega Franzò.
Le batterie sono un asset delicato, un aspetto che aumenta anche il valore residuo della vettura è la possibilità di una second life, cioè di utilizzare le batterie auto dismesse per lo stoccaggio di energia da fermo, ad esempio per un appartamento. Se ciò diventasse una prassi si avrebbe un aumento dei valori residui.
IN UNA FLOTTA AZIENDALE
Di particolare interesse è il confronto fra l’uso privato e aziendale dell’auto elettrica. Le voci di costo sono le medesime, ma le flotte ragionano in ottica di noleggio. I minori costi di gestione di un veicolo elettrico compensano il costo di acquisto maggiore, rendendo i canoni mensili quasi identici.
Inoltre, visto il minore esborso per l’alimentazione del veicolo, la flotta elettrica diventa maggiormente conveniente intorno al terzo anno. Spiega Franzò: “Considerando l’uso maggiore dei mezzi (con un kilometraggio di 20mila anno) e un canone di noleggio interessante, basato sulla media di mercato, abbiamo visto che il pareggio con un’auto a benzina si raggiunge anche a 3 anni”.
Questo considerando solo marginalmente i costi di Ztl e parcheggi, conteggiati come un risparmio di 100 euro l’anno. È chiaro che per una flotta da usare principalmente in centro città (ad esempio per le consegne), i vantaggi sarebbero maggiori.
CON GLI INCENTIVI
Il tema degli incentivi è cruciale: lo studio del Politecnico ha analizzato le principali barriere alla mobilità elettrica e fra queste c’è il costo di acquisto troppo alto. “Qualunque provvedimento volto a ridurre lo spread fra un’auto elettrica e una tradizionale servirebbe”, sintetizza Simone Franzò. Considerando un incentivo diretto all’acquisto di 6.000 euro (presente a livello locale, per esempio nella Provincia Autonoma di Trento) è evidente come, abbattendo il costo iniziale di acquisto, il veicolo elettrico impiega solamente 4 anni per pareggiare il costo di un veicolo a benzina.
Questa simulazione è del tutto equivalente, in termini economici, ad una riduzione del costo di acquisto iniziale del veicolo. Questo può avvenire nei prossimi anni grazie soprattutto alle economie di scala maggiori nella produzione delle batterie che, come detto, rappresentano un fattore di costo estremamente importante. Si stima che intorno al 2023 – 2024 i veicoli elettrici potrebbero essere pienamente competitivi con quelli a combustione interna.
Vinicio Paselli