(alvolante.it)
Tredici società, tra le quali Toyota, BMW, Daimler, Shell e Total, si sono alleate per promuovere la mobilità ad H2
ADERISCONO SHELL E TOTAL – Nasce il Consiglio per l’idrogeno per favorire lo sviluppo della mobilità ad idrogeno (H2). A istituirlo a Davos durante il World Economic Forum in corso sono 13 società, tra le quali sono presenti cinque case automobilistiche già attive nel settore: Toyota, BMW, Daimler, Honda e Hyundai. Tra esse anche la Air Liquide e la Linde, tra le principali industrie europee di impianti di produzione e distribuzione di H2. L’interesse per il vettore energetico “pulito” arriva pure da parte delle aziende delle fonti fossili, come il colosso minerario AngloAmerican (estrae carbone, ma pure il platino impiegato nelle celle a combustibile) e due società petrolifere, l’anglo-olandese Royal Dutch Shell e la francese Total. Due imprese che sembrano volersi tutelare dal possibile contenimento del proprio giro d’affari per l’avvento delle auto ecologiche e che stanno investendo anche nelle fonti rinnovabili che dovrebbero produrre la corrente per le auto elettriche. A completare l’alleanza sono il gruppo energetico Engie, il produttore dei treni Alstom e quello di moto e veicoli pesanti Kawasaki.
APPELLO AI GOVERNI – Al vertice del Consiglio per l’idrogeno sono stati nominati Benôit Potier, amministratore delegato di Air Liquide, e Takeshi Uchiyamada, presidente di Toyota, il marchio che più di ogni altro sembra puntare con decisione alla mobilità ad H2. L’intento della nuova alleanza è duplice, sviluppare la tecnologia e fare da gruppo di pressione verso i Governi. Il primo obiettivo è perseguito con un investimento preventivato nel settore di 10 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, cifra notevole per un mercato che ad oggi ha un giro d’affari di 1,4 miliardi. Il secondo con l’appello ai decisori politici. “Cerchiamo”, ha dichiarato Uchyamada, “collaborazione, cooperazione e comprensione da parte dei governi, dell’industria e soprattutto del pubblico”. Una richiesta rafforzata da Potier con l’affermazione che “non possiamo farcela da soli, abbiamo bisogno che i governi sostengano l’idrogeno con azioni proprie, ad esempio attraverso schemi di investimento in infrastrutture su larga scala”. Investimenti cospicui considerando gli alti costi per la realizzazione di impianti per la produzione di H2 e dei distributori di idrogeno (1-2 miliardi di dollari secondo una stima di Kpmg).
ASSENTI LE IMPRESE ITALIANE – Nel Consiglio per l’idrogeno mancano aziende italiane, malgrado il vettore energetico sia stato appena inserito nel decreto legislativo che recepisce la direttiva europea sui carburanti alternativi. Un documento che prevede la realizzazione di “un numero adeguato” di stazioni di rifornimento accessibili al pubblico entro il 31 dicembre 2025 . Ad oggi, però, l’unica realtà operativa è quella di Bolzano adiacente all’Autostrada A22. Una struttura inserita all’interno del progetto “Corridoio verde” che delinea la presenza di distributori autostradali di H2 da Modena fino a Monaco di Baviera e, successivamente, a Stoccarda.
fonte: alvolante.it – 19/01/2017
http://www.alvolante.it/news/alleanza-costruttori-e-petrolieri-idrogeno-349988