(Alessandro Mirra – quattroruote.it)
I trentenni (e non solo) cresciuti con la trilogia di “Ritorno al futuro” lo hanno sempre sognato: vedere un giorno le città riempirsi di macchine volanti; proprio come nel 2015 immaginato dal secondo capitolo della saga. Magari, “convertendo” la propria auto a questa immaginifica tecnologia: tutti ricorderanno nella pellicola del 1989 le versioni “volanti” della De Lorean DMC12, ma anche delle più diffuse Jeep Wrangler e BMW Serie 3 E30 Cabriolet. Purtroppo per loro, il sogno non si è avverato.
Il decreto “retrofit”. Ma qualcosa di simile, in chiave ecologica, è realtà: trasformare la vecchia auto in una vettura elettrica. Un po’ come l’installazione degli impianti a Gpl o metano, con una sostanziale differenza: il motore endotermico viene rimosso dal suo alloggiamento e rimpiazzato da un’unità elettrica. Caso più unico che raro per il nostro Paese, senza particolari noie burocratiche: a consentirlo è il decreto del ministero dei Trasporti del 1° dicembre 2015, n. 219, disciplinante le procedure di omologazione e installazione di “sistemi di riqualificazione elettrica” dei veicoli M1, M1G, M2, M2G, M3, M3G, N1 e N1G. Quindi, anche le vetture per il trasporto di persone.
L’iter. Con questo decreto ministeriale vengono superati i precedenti ostacoli dovuti alla costosa omologazione come esemplare unico del mezzo retrofittato: quello che nella normativa viene definito il “sistema di riqualificazione elettrica” (il kit retrofit) è ora omologato a monte. Così, una volta installato nella vettura, quest’ultima verrà portata dallo stesso installatore presso la Motorizzazione per l’aggiornamento della carta di circolazione. Al pari di quanto avviene con gli impianti a Gpl o metano. Caduta la necessità di omologare la vettura quale esemplare unico, il costo di un impianto di riqualificazione elettrica può ora attestarsi anche sui 5 mila euro, manodopera e batterie a noleggio escluse. Ma i prezzi sono destinati a scendere ancora, rendendo più appetibile il retrofitting per le auto, al momento ben più conveniente per i veicoli commerciali, il cui intenso utilizzo meglio si presta ad ammortizzarne i costi.
Il “Divento elettrico Tour 2016”. È quanto emerso nella conferenza allestita presso il circuito di Anagni, alla presenza di Filippo Moscarini, direttore dell’Istituto sperimentale auto e motori (Isam) e di Ivan Catalano, membro della IX Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, ma anche di Fabio Massimo Frattale Mascioli, docente dell’Università La Sapienza e direttore del Pomos, il Polo per la mobilità sostenibile della Regione Lazio e di Gaetano La Legname. Quest’ultimo, presidente della Mobility R-Evolution, una rete di imprese operanti nel settore della mobilità elettrica e promotrice dell’iniziativa, sta girando l’Italia con una vecchia Smart retrofittata (con la targa “prova”: l’omologazione dell’impianto dovrebbe avvenire a breve) per il “Divento Elettrico Tour 2016”: 28 tappe in tutta la Penisola, per un totale di 2.400 km da percorrere. Non senza problemi, vista l’esiguità di colonnine di ricarica in alcune aree: prima fra tutte, la Calabria, dove le prese di ricarica in zone pubbliche sono pressoché inesistenti.
La Hi-Zev. Con l’occasione, oltre alla due posti, è stata mostrata al pubblico la Hi-Zev, un prototipo di vettura elettrica ad alte prestazioni, finanziato dal ministero dell’Industria e realizzato da alcuni soggetti pubblici e privati, come l’Isam, il Pomos e la Picchio, azienda specializzata in automobili da corsa.
autore: Alessandro Mirra – quattroruote.it – 01/12/2016