“E’ totalmente inaccettabile che, a due anni dall’inizio delle trattative con Bruxelles, l’industria non abbia ancora idea di come saranno le nostre relazioni con l’Europa. L’incertezza ha già creato seri problemi: molti impianti sono stati costretti a chiusure forzate, gli investimenti sono stati tagliati e innumerevoli posti di lavoro sono andati perduti”, uno stralcio delle dichiarazioni Mike Hawes, ceo della Smmt (The Society of Motor Manufacturers and Traders, ovvero l’associazione inglese dei costruttori auto).
Queste parole sono un chiaro riferimento alla situazione di stallo che sta vivendo la Gran Bretagna per quanto concerne la questione della Brexit. L’uscita del Regno Unito è stata nuovamente rimandata (la nuova dead line è fissata per il 31 ottobre prossimo) ed ora ci saranno nuovi mesi di passione all’interno del Governo britannico per trovare un accordo con cui poter lasciare l’Unione Europea senza grosse ripercussioni a livello economico.
“Questa situazione non può continuare. Governo e parlamento devono utilizzare al meglio questo rinvio, intanto cancellando definitivamente il rischio di un ‘no deal’. Devono anche garantire una soluzione positiva a lungo termine che ci consegni la possibilità di commerciare senza ostacoli. Se falliranno, il 31 ottobre ci troveremo di nuovo a fronteggiare il precipizio di un’uscita al buio.”
Visto il clima d’incertezza che c’è stato nell’ultimo periodo, molte aziende (Jaguar Land Rover, Bmw, Rolls Royce, Vauxhall), in previsione dell’uscita dall’Europa (prima doveva essere il 29 marzo e poi il 12 aprile), in questi giorni sono rimaste chiuse per evitare ripercussioni legate a quello che era lo scenario più probabile, ovvero quello del “no deal”.