Negli anni ’80 la SJ413 era, pur essendo un fuoristrada, una delle auto più amate da città. Aveva misure supercompatte, era glamour e l’attitudine al fuoristrada, anche estremo.
La Suzuki Jimny è in grado di replicare tale successo. Somiglia a una classe G in miniatura, ma rappresenta l’evoluzione di uno stile nato 50 anni fa. E’ squadrato come un comune fuoristrada, ma è ricercato: ci sono otto tinte per la carrozzeria abbinate al tetto a contrasto, alla griglia con i fari tondi, convertiti alla tecnologia a LED, che richiamano il vecchio modello. Poi c’è la strumentazione analogica con la cornice vintage ma arricchita di uno schermo digitale TFT. E’ inoltre munita di navigatore.
Passando alle misure, è lunga 3 metri e 65 cm con la ruota di scorta compresa, la guida è alta, permettendo di puntare il parcheggio da più lontano. Ci sono ampie vetrature e grossi specchi, che rendono non necessari la telecamera e i sensori. E’ alta 21 cm dal suolo ed è quindi in grado di scavalcare marciapiedi e buche.
La tecnologia di bordo si affida al touch screen da 7 pollici identico a quello di tutte le altre Suzuki: semplice da usare e con tutto quello che serve per collegare il cellulare grazie alla compatibilità con Android Auto sia con Apple CarPlay sia con Mirrorlink.
Di serie può contare sul mantenitore di corsia, sul monitoraggio del colpo di sonno, sugli abbaglianti automatici, sulla frenata di emergenza con riconoscimento del pedone e – per prima tra le Suzuki – sul riconoscimento automatico dei segnali stradali. Il regolatore della velocità in discesa è parte integrante della strumentazione di sicurezza.
Il cambio può essere scelto anche automatico; in tal caso ha un costo di 1500 Euro. Il motore è uno solo e funziona a benzina, ideale per circolare nei centri urbani.
Il bagagliaio occupa solo 85 litri, considerando i sedili posteriori in posizione, ma reclinandoli si può ottenere maggiore spazio.
La carrozzeria bicolor (Giallo Kinetic, Blu Fiji e Avorio Kenya con tetto nero) costa 400 euro.
Vinicio Paselli