(omniauto.it)
La tanto attesa rivoluzione delle norme della circolazione non ci sarà neppure stavolta
È dal 2011 che si parla di nuovo Codice della Strada. Ma neppure stavolta scatterà la riforma delle norme della circolazione, visto che la legislatura è agli sgoccioli e a quanto pare a Roma ci sono altre priorità. Il disegno legge non diventerà legge, niente rivoluzione del Codice della Strada, necessaria per svecchiare regole del 1993, quando numerose tecnologie attuali neppure venivano immaginate. Senza considerare che si tratta di un Codice troppo lungo e articolato, che lascia spazio a più interpretazioni. Il guaio numero uno è la guida con smartphone in mano, fenomeno sempre più allarmante: i conducenti si distraggono per parlare, chattare, inviare e leggere messaggi, e l’incidente è in agguato. Infatti, da più parti vengono considerate troppo blande le sanzioni per chi è al volante con smartphone in mano: multa di 161 euro, più il taglio di 5 punti-patente; e sospensione della patente da uno a 3 mesi alla seconda infrazione nel biennio (recidiva).
Promesse non mantenute
Sulle prime, diversi politici hanno indicato la soluzione: multa di 161 euro, più il taglio di 5 punti-patente, ma soprattutto il ritiro della licenza di guida da uno a 3 mesi alla prima violazione, senza attendere la recidiva nel biennio. Visto che il disegno legge procedeva lentamente in Parlamento, qualcuno aveva ipotizzato la nuova norma mediante un decreto del Governo, subito operativo. Dopodiché, parziale retromarcia: multa di 161 euro, più il taglio di 10 punti-patente; e sospensione della patente da 2 a 6 mesi alla seconda infrazione nel biennio (recidiva). Insomma, il raddoppio della sottrazione di punti e dello stop alla licenza di guida raddoppiati, ma pur sempre alla seconda infrazione. Niente da fare. Allora si è pensato a un “salvataggio” di questa riforma sul cellulare, inserendo, per lo smartphone alla guida, la maxi sospensione della patente con la Legge di Bilancio 2018: poche le possibilità.
Neopatentati: tutto come oggi
Tutte le novità sono quindi rimandate: i politici non sono riusciti a “chiudere” la questione in questa legislatura. Oltre a una semplificazione delle norme, alla multe graduate in funzione dell’effettiva pericolosità del comportamento, un capitolo riguardava il vincolo di potenza dell’auto. Oggi, chi consegue la patente B per le vetture, può guidare solo macchine con rapporto potenza/tara fino a 55 kiloWatt/tonnellata, e comunque con una potenza massima non superiore a 70 kW. Risultato: il giovane resta un anno senza esercitarsi, con riflessi negativi anche per le famiglie, costrette magari a comprare un usato della giusta potenza per il ragazzo. Se riformato, il nuovo Codice della Strada avrebbe eliminato il vincolo per i neopatentati o avrebbe reso meno stringente quel cavillo, negando la possibilità di guidare auto potenti per pochi mesi e in riferimento a veicoli di alta cilindrata. Vedi neopatentati, 10 cose da sapere per non prendere multe.
Omicidio stradale: sì, ma…
È vero che, a fine marzo 2016, è stato introdotto il reato di omicidio e lesioni stradali. A metà fra quello doloso (volontario) e colposo (per imperizia, imprudenza). Però le norme sono soggette a diverse critiche: nate per stangare ubriachi e drogati che guidano, in realtà colpiscono anche altri soggetti. Colpevoli di gravi e imperdonabili distrazioni: chi (in perfette condizioni psicofisiche) causa lesioni guaribili in oltre 40 giorni rischia il ritiro della patente per 5 anni. In Parlamento, c’è un disegno legge per cercare di rimediare al problema. Sulla mancata riforma del Codice della Strada è intervenuta l’Asaps (Amici Polstrada): “La questione della sicurezza stradale è chiaramente finita in secondo piano dopo l’approvazione della legge sull’omicidio stradale. Il Governo ha altre priorità. La riforma del Codice della Strada si è impantanata in Commissione Trasporti al Senato, dopo che alla Camera venne approvato ben 4 anni fa, era infatti l’ottobre 2013″. Alla fine, resta solo “qualche speranza per l’istituzione della terza domenica di novembre come Giornata nazionale in memoria delle vittime della strada” e forse arriverà “la legge sul tema della mobilità ciclistica”. Questo è al momento il quadro della situazione, non molto confortante se rapportato agli annunci politici degli scorsi mesi.
redazione omniauto.it – 06/12/2017
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